sabato 23 dicembre 2017

Esecuzione di ordini per conto dei clienti



Per l’acquisto o la vendita di un titolo finanziario ci si può rivolgere ad un intermediario abilitato al servizio di esecuzione di ordini per conto dei clienti.

L'intermediario che esegue gli ordini deve perseguire nel miglior modo l'interesse del cliente, tenendo conto, principalmente, dei seguenti aspetti:
- prezzo del titolo che si acquista o si vende;
- costi di esecuzione dell'ordine;
- rapidità e probabilità di esecuzione;
- dimensione e natura dell'ordine.

Se l'ordine proviene da un comune risparmiatore (e non da una banca, compagnia di assicurazione o altro), l'intermediario deve privilegiare il prezzo del titolo e i costi di negoziazione, trovando la soluzione che assicuri al cliente il corrispettivo totale (prezzo + costi) più vantaggioso.

Per ottenere il miglior risultato l'intermediario ha a disposizione più sedi di negoziazione, quali i mercati regolamentati, i sistemi multilaterali di negoziazione o l’internalizzazione dell’ordine.

I mercati regolamentati sono luoghi di scambio di titoli, preventivamente ammessi a negoziazione sugli stessi mercati, dove le proposte di acquisto e di vendita di più operatori si incontrano in modo organizzato e sulla base di regole predefinite dando luogo alla conclusione di contratti.
Sono autorizzati dalla Consob e governati da un’apposita società di gestione sulla base di un regolamento (come, ad esempio, Borsa Italiana SpA).

Anche i sistemi multilaterali di negoziazione sono luoghi di incontro fra diverse proposte di acquisto e di vendita per la conclusione di contratti e possono essere gestiti da società di gestione dei mercati regolamentati o da SIM e banche.
La gestione di tali sistemi costituisce, di fatto, un distinto servizio di investimento.

Per quanto riguarda l’internalizzatore dell'ordine, questa è una banca o una SIM che, su richiesta del cliente, vende a questi strumenti finanziari di sua proprietà o li acquista direttamente dal cliente stesso, operando quindi in "contropartita diretta".

La scelta dell’intermediario deve seguire la sua strategia di esecuzione degli ordini, fatta di criteri precisi e fissati preventivamente dallo stesso.

domenica 17 dicembre 2017

Fusioni e risparmio: quando al cittadino arriva il messaggio "fottiti" e lui gode


Posto un mio commento ad un articolo di M. Travaglio condiviso dal Fatto Quotidiano su Facebook relativo al ruolo del ministro Boschi sulle resposansabilità della stessa (non proprio lievi) circa le vicende che riguardano Banca Etruria e l'ingerenza dell'esecutivo sul modo di affrontare le crisi di alcuni istituti di credito itaiani.

Il mio intervento era finalizzato ad evidenziare come la limitazione dell'analisi dell'arguto direttore del FQ al solo operato della ministra sembrasse esonerare gli organi di vigilanza nostrani sul credito e i mercati finanziari da qualsiasi responsabilità (cosa che piace tanto alle cosiddette opposizioni) e ammiccare ad alcune compagini parlamentari, ma il fine di questa ripubblicazione è quello di ricordarmi cosa io abbia scritto nell'ottica di poter sondare tra qualche mese (o anno, viste le italiche abitudini) i risvolti di questi pastrocchi che stanno contribuendo a minare la salute finanziaria del Paese e delle famiglie italiane.


mercoledì 13 dicembre 2017

I servizi di investimento

Per servizi di investimento si intendono tutte quelle attività prestate da determinati soggetti, autorizzati, mediante le quali si possono impiegare, sotto varie forme, i propri risparmi in prodotti e strumenti finanziarie. E data la complessità della materia, nonché l’importanza del risparmio sancita, in primis, dalla Costituzione, il nostro ordinamento dedica all’argomento una particolare e minuziosa attenzione, arrivando a disciplinare nel dettaglio i servizi di investimento e i soggetti autorizzati a prestarli.
I servizi e le attività di investimento individuati dal TUF in linea con quanto previsto dalla Direttiva Comunitaria 2004/39 (cd. MIFID) sono:

a) esecuzione di ordini per conto dei clienti;
b) negoziazione per conto proprio;
c) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione;
d) ricezione e trasmissione di ordini;
e) sottoscrizione e/o collocamento con o senza assunzione a fermo ovvero assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente;
f) gestione di portafogli;
g) consulenza in materia di investimenti.

Essi hanno tutti ad oggetto strumenti finanziari, vale a dire quegli strumenti attraverso i quali è possibile effettuare investimenti di natura finanziaria (azioni, obbligazioni, titoli di Stato, etc.). 

sabato 9 dicembre 2017

Cosa fa il Consulente Finanziario abilitato all’offerta fuori sede


Il Consulente Finanziario abilitato all’offerta fuori sede abbiamo visto essere l’unica figura professionale di cui devono avvalersi gli intermediari, sulla base di un contratto di lavoro subordinato che può essere ricondotto nel rapporto di agenzia o nello schema giuridico del mandato, nell’attività di offerta fuori sede nei confronti dei clienti al dettaglio. E’ il professionista del risparmio gestito autorizzato ad offrire prodotti e servizi finanziari al di fuori della sede o delle dipendenze dell’intermediario per il quale opera.

domenica 3 dicembre 2017

Il Consulente Finanziario abilitato all’offerta fuori sede


Il ruolo e la figura del consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede, l’ex promotore finanziario come ridenominato secondo l’art. 1, comma 39, legge 28 dicembre 2015, n. 208, sono esplicitati all'art. 31, comma 2 del D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (T.U.F.) e successive modifiche. In esso si legge che <<il consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede è la persona fisica che, in qualità di agente collegato ai sensi della direttiva 2004/39/CE, esercita professionalmente l'offerta fuori sede come dipendente, agente o mandatario. L'attività di consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede è svolta esclusivamente nell'interesse di un solo soggetto>>.

Il consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede è, in estrema sintesi, l'unico operatore del mercato del risparmio autorizzato alla promozione e al collocamento di prodotti finanziari e servizi di investimento in luogo diverso dalla sede e dalle dipendenze del soggetto abilitato (banca, SIM o SGR) per cui opera, il cosiddetto “agente collegato” previsto dall'art. 23, comma 1, della Direttiva MiFID.

Possono esercitare professionalmente l’attività solo i consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, in possesso dei requisiti di onorabilità previsti dal DM n° 472 dell’11 novembre 1998 e dei requisiti di professionalità verificati dall’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari <<sulla base di rigorosi criteri valutativi che tengono conto della pregressa esperienza professionale, validamente documentata, ovvero sulla base di prove valutative>>, una volta iscritti all’albo unico nazionale tenuto dall’OCF stesso.

venerdì 24 novembre 2017

L’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari (OCF)


L’Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari, OCF, è un’associazione senza finalità di lucro dotata di personalità giuridica competente ex lege, in via esclusiva ed autonoma, alla tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari, articolato in Sezioni Territoriali, ed allo svolgimento di tutti i compiti connessi e strumentali alla gestione dello stesso Albo.

Costituito il 25 luglio 2007 come Organismo per la tenuta dell’Albo dei Promotori Finanziari (APF), è diventato OCF a seguito delle Legge di Stabilità 2016 (Legge 28 dicembre 2015, n° 208), che ha inoltre previsto che l’Organismo, oltre ad organizzare l’esame per l’iscrizione all’Albo e la sua tenuta, assuma le funzioni, in precedenza attribuite dal Tuf alla Consob e all’organismo di cui agli artt. 18-bis e 18-ter del TUF, di vigilanza sugli iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari, suddiviso a sua volta in tre sezioni: consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, consulenti autonomi (ex consulenti finanziari indipendenti o free only) e società di consulenza relative, rispettivamente, agli artt. 31, comma 2, 18-bis e 18 ter del TUF.

giovedì 16 novembre 2017

Requisiti per diventare consulente finanziario



I requisiti per diventare consulente finanziario sono quelli previsti un tempo per il promotore finanziario.
Occorre, dunque:
- essere in possesso di un diploma di licenza superiore quinquennale;
- rispettare i requisiti di onorabilità e professionalità;
- aver superato una specifica prova valutativa.

Possono essere esonerati dalla prova valutativa, sempre sulla base della vecchia normativa in materia, coloro che hanno già svolto attività di consulenza finanziaria in veste di:
– agenti di cambio;
– negoziatori abilitati ad operare nei mercati regolamentati;
– funzionari di banca o di Sim addetti per almeno tre anni (anche non consecutivi) ad uno dei settori di attività autorizzate relative ai servizi di investimento o alla commercializzazione di prodotti finanziari della banca (solo per i funzionari degli istituti di credito);
– dipendenti di banca o di Sim (società di intermediadiane mobiliare) responsabili di un’unità operativa (agenzia, filiale, ufficio) addetti, sempre per almeno tre anni anche non consecutivi, ad uno dei settori di attività autorizzate riguardanti i servizi di investimento e, sempre per tre anni anche non consecutivi, responsabili del controllo interno di banche o di Sim.

martedì 7 novembre 2017

Il consulente finanziario



Il consulente finanziario è quel soggetto che analizza gli obiettivi di investimento di un cliente e il suo orizzonte temporale, valuta la sua conoscenza in materia di prodotti finanziari e la sua propensione al rischio e gli consiglia gli strumenti più adatti per raggiungere i suoi scopi.

Se il consulente presta servizio per una banca o una rete di vendita può, in genere, spaziare tra la gamma di prodotti offerti o commercializzati dall’istituto per cui lavora. Se è un indipendente ha a disposizione un portafoglio di prodotti finanziari molto più ampio e consigliare al cliente soluzioni potenzialmente immense sia in fatto di rapporto costi/rendimenti che di rendimenti/rischi.

Che sia una banca, una rete vendita o un consulente indipendente, il consulente finanziario risponde dell’adeguatezza del supporto fornito al risparmiatore rispetto alla sua situazione finanziaria e ai suoi obiettivi di investimento.

mercoledì 1 novembre 2017

Amazon spinge sulla musica con Amazon Music Unlimited

Amazon spinge sulla musica digitale con Amazon Musica Unlimited, il servizio che consente di accedere ad oltre 50 milioni di brani, playlist e radio da qualsiasi dispositivo portatile e senza pubblicità e con il quale il gigante del web sta entrando prepotentemente in questo segmento di mercato che rievoca immediatamente, ad oggi, nomi quali Spotify, Itunes, Google Play Music e Deezer.
Con il servizio in abbonamento a 9,99 € al mese (più o meno quanto richiesto dai principali siti per l’erogazione del servizio senza pubblicità) e 99 € annui (due mesi sono gratis), la musica si può ascoltare ovunque e in qualsiasi momento, anche senza connessione, grazie alla modalità offline. E una volta che Amazon Music Unlimited “impara a conoscere” l’utente, si ricevono suggerimenti personalizzati in base alla musica ascoltata.

È possibile conoscere il servizio grazie al periodo gratuito di 30 giorni, a patto che l’utente non abbia beneficiato del periodo gratuito di Amazon Music Unlimited negli ultimi 12 mesi e abbia almeno 18 anni, mentre l’abbonamento annuale, al momento, è riservato ai clienti Amazon Prime. L’app di Amazon Music è disponibile per Fire, iOS, Android, Web, PC e Mac e tanti altri dispositivi.

Per quanto riguarda la qualità dei brani presenti nella libreria musicale di Amazon, ho avuto modo di ascoltare i brani in formato mp3 di tre CD acquistati sul sito ai quali era associato anche quest’ulteriore servizio e posso dire che, online e offline, s’è dimostrata ottima.

domenica 1 ottobre 2017

Le acquisizioni di Amazon. Parola d’ordine: versatilità


Difficile stare dietro alle acquisizioni e agli investimenti fatti da Amazon dalla sua nascita ad oggi, ma la parola d’ordine resta sempre “versatilità”, che, per l’utente, diventa “servizi integrati”.
Dal 1995 la creatura di Jeff Bezos ha, infatti, effettuato oltre 130 acquisizioni e investito in tutti i settori, compreso quello degli alimentari.
In quest’ultimo, dove Amazon era già presente con AmazonFresh, colpisce l’eclatante recente (giugno) acquisto di Whole Foods Market, leader Usa dei cibi biologici (organic) con oltre 400 punti vendita, per 13,7 miliardi di dollari. Un’operazione definita “epocale” sia per la somma impiegata (la più grande mai messa sul piatto dal gigante dell’e-commerce), sia per aver confermato una volta per tutte l’interesse di Bezos e soci per la distribuzione “fisica”.

Ma soltanto pochi mesi prima, a marzo per la precisione, Amazon aveva fatto sapere di aver concluso l’accordo per rilevare Souq.com, azienda e-commerce con base a Dubai leader dello shopping online in Medio Oriente e Nordafrica con una quota di mercato pari al 68%, battendo Emaar Malls, la divisione centri commerciali del colosso immobiliare del Dubai nota ai più soprattutto per la realizzazione del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo (830 metri circa), mentre di recente ritornano le voci che la vedrebbero interessata a Slack, startup statunitense che sviluppa un’applicazione di comunicazione aziendale, il cui valore si aggirerebbe già intorno ai 9 miliardi di dollari.

domenica 17 settembre 2017

La speculazione finanziaria

Per speculazione finanziaria si intende l’attività di un operatore finanziario che investe sul mercato supponendo degli sviluppi ad alto rischio. L'esito di questi, positivo o negativo, dipenderà dal verificarsi o meno degli eventi sui quali ha formulato le sue aspettative iniziali.
Se lo scenario aleatorio si manifesterà in linea con le aspettative, l'operazione speculativa avrà un esito positivo, generando un profitto per l’operatore, che nel caso contrario registrerà, invece, una perdita.

A differenza di molte altre attività di investimento, comunque basate sul valore atteso di un titolo, nell’attività speculativa le aspettative non si reggono su significative e robuste stime statistiche, ma su previsioni puramente soggettive, indipendentemente dalle analisi adoperate.
La previsione di eventi senza solide basi statistiche espone l'operatore a grossi rischi, che possono essere compensati da altrettanti grossi guadagni, ma che possono anche degenerare in un rapido fallimento della strategia speculativa e dello stesso soggetto che l’ha adottata.

venerdì 8 settembre 2017

Hegding e derivati

L’hedging consiste nel mettere in piedi una o più operazioni di copertura dai rischi correlati ad una posizione aperta su un altro investimento.
Si tratta di una strategia ampiamente utilizzata nel mondo della finanza, sia dagli operatori che gestiscono un portafoglio di titoli, sia da imprese e investitori privati, ed ha il fine unico di diminuire le potenziali perdite.


I rischi di natura finanziaria a cui può essere esposto un portafoglio, un’impresa o un investitore sono:

- rischio di mercato. È il rischio rappresentato dalle variazioni sfavorevoli del livello dei prezzi o dei fattori di mercato.
A seconda dei fattori che lo determinano, il rischio di mercato può essere definito rischio di interesse, per tutte le posizioni finanziarie (attive e passive) sensibili alle variazioni dei tassi di interesse, rischio di cambio, per le posizioni espresse in valuta estera, e rischio di prezzo, se a variare sono i prezzi di mercato delle materie prime (rischio commodity);

- rischio di credito o controparte. È il rischio di perdite derivanti dall’impossibilità delle controparti di far fronte agli impegni precedentemente concordati. Questa situazione può dipendere sia da situazioni di difficoltà della controparte, sia da restrizioni legislative apportate dal Paese cui la controparte appartiene (rischio Paese);

-  rischio di liquidità. È il rischio legato alla disponibilità di liquidità. Ricorre quando o non sono più disponibili i fondi per far fronte a richieste di rimborsi, scadenze di impegni e altre uscite finanziarie, o le condizioni per ottenere sul mercato la liquidità necessaria sono diventate eccessivamente onerose.

Un’operazione di hedging si realizza di norma mediante l’acquisto o la vendita di uno o più contratti derivati il cui sottostante è la stessa attività, reale o finanziaria, da coprire.


Da: Derivati finanziari: Il mercato dei derivati e i contratti più diffusi (Conoscere Vol. 2)

domenica 3 settembre 2017

Finalità dell’operatività in derivati

I contratti derivati nascono con il fine di perseguire la riduzione del rischio d’impresa e la stabilizzazione dei prezzi. E, come tutti gli strumenti di copertura, presentano una forte connotazione speculativa.
L’incertezza che spinge ad assicurarsi fa sorgere, infatti, diverse opportunità di lucrare sul differimento temporale di una prestazione e sull’incognita prezzo di un bene o di un’attività finanziaria e lo stesso contratto di assicurazione vero e proprio ha in sé tutti i connotati di una scommessa.

Sul mercato dei derivati, inoltre, è proprio la presenza di tanti speculatori a garantire la liquidità necessaria per chiudere quotidianamente le posizioni negoziate e agli hedgers di trovare più facilmente una controparte per negoziare posizioni di segno opposte e avviare le proprie strategie di copertura del rischio.

I prodotti derivati oggi sono utilizzati principalmente per tre finalità:

- ridurre il rischio finanziario di un portafoglio preesistente (finalità di copertura o hedging);
- esporsi al rischio al fine di conseguire un profitto (finalità speculativa);
- ottenere un profitto privo di rischio attraverso transazioni combinate sul derivato e sul sottostante tali da cogliere eventuali differenze di valorizzazione (finalità di arbitraggio).

Da: Derivati finanziari: Il mercato dei derivati e i contratti più diffusi (Conoscere Vol. 2)

mercoledì 23 agosto 2017

Alleanza Walmart-Google: parte la sfida ad Amazon

Intesa tra il gigante dei supermercati e Mountain View <<per permettere la vendita di articoli con ordini vocali attraverso Google Assistant>>. Ad annunciarlo sul suo blog pochi giorni fa Marc Lore, numero uno dell’area di vendite online di Walmart, e la sfida al re dell’e-commerce sembra essere partita.
<< A partire da fine settembre – ha scritto il presidente dell’area e-commerce di Walmart -,  lavoreremo con Google per offrire centinaia di migliaia di articoli con ordini vocali tramite Google Assistant>>, dando vita alla <<più grande offerta di distribuzione disponibile sulla piattaforma>>.
Walmart Stores Inc è il più grande rivenditore al dettaglio al mondo, prima multinazionale per fatturato e numero di dipendenti su scala globale e maggiore catena presente nel canale della grande distribuzione.
Lo scorso anno, sempre ad agosto, l’azienda Usa fondata nel 1962 da Sam Walton e oggi di proprietà degli eredi aveva annunciato un accordo per l’acquisizione di Jet.com, piattaforma di commercio online, per 3,3 miliardi di dollari, decidendo di tenere separati i due marchi Walmart e Jet.

Con l’accordo con Big G Walmart si integrerà con Google Express, il servizio di e-commerce di Google che permette già di ordinare prodotti di varie marche molto diffuse e radicate negli Stati Uniti (e non solo).

lunedì 21 agosto 2017

Amazon punta ad un maxi polo nella bergamasca

potrebbe essere amazon l'acquirente dell'ex area Eni di Casirate
Amazon sembrerebbe interessata all’ex area Eni di Casirate, nella Bassa bergamasca. A renderlo noto iieri il Giornale di Treviglio, il cui articolo è stato ripreso dalle principali testate locali.
<<Non abbiamo idea di chi sia l’utente finale – ha spiegato il vicesindaco Manuel Calvi al giornale –, ma l’11 agosto, attraverso lo sportello telematico, è arrivata in Comune la richiesta di permesso di costruire da parte di Digitec, il nostro interlocutore. La pratica verrà vagliata nelle prossime settimane dal nostro ufficio Tecnico. Di fatto l’area ex Eni e un zona industriale, bonificata da tempo, e sulla quale nel Pgt è previsto un Piano integrato di intervento. Un insediamento in quella zona lo vediamo positivamente perché non comporta nessun nuovo consumo di suolo agricolo, già particolarmente penalizzato con l’arrivo di Brebemi e della bretella di collegamento. Se dovesse sorgere un polo di Amazon, leader mondiale nel commercio digitale, ritengo sia una cosa positiva per due ragioni: porterà oneri alle casse del Comune e, speriamo, creerà nuova occupazione sul territorio in un periodo che resta ancora segnato dalla crisi economica>>.
Il polo di Amazon dovrebbe nascere sull’ex area industriale dell’Eni di Casirate, terreni dove negli anni ’70 furono installati quattro pozzi per estrarre metano e petrolio.  
Il giacimento, che, ai tempi, non evitò di sollevare scalpore in Italia, ebbe vita breve e nel 1992 i pozzi vennero chiusi. L’area venne poi bonificata e la parte più grossa, 120mila metri quadrati circa, ceduta alla Digitec, la società del gruppo trevigliese Tecnostrade, e da quest'ultima messa sul mercato.
Fino ad ora nessun compratore si era fatto avanti.
Ora, secondo il Giornale di Treviglio, potrebbe diventare un maxi polo di smistamento degli acquisti on line attorno ad un capannone di ultima generazione da 40mila metri quadrati che, a fronte di un investimento di 80 milioni di euro, potrebbe dare vita a 400 posti di lavoro e valorizzare la tanto bistrattata (e cara) Brebemi.  

mercoledì 16 agosto 2017

e-commerce: Alibaba continua a mietere record

crescono le attività non tradizionali dell'e-commerce

Ricavi in aumento e titolo visto in crescita esponenziale per Alibaba.
Nel secondo trimestre 2017  il gruppo guidato da Jack Ma ha fatto registrare ricavi in aumento del 56% a 50,2 miliardi di yuan (7,4 miliardi di dollari) e utile netto a 14,03 miliardi di yuan ( 2,07 miliardi di dollari).
La più importante fonte di entrate del colosso cinese resta comunque il commercio elettronico, con ricavi su del 58% a 43 miliardi di yuan (6,3 miliardi di dollari), ma comincia a crescere anche il cloud computing.
Il fatturato dei servizi cloud sono infatti aumentati del 96% su base annua a 2,4 miliardi di yuan (359 milioni di dollari), mentre i clienti a pagamento hanno superato per la prima volta la soglia di un milione (+137mila utenti rispetto al trimestre precedente).  
Tuttavia il business ha registrato una perdita di circa 78 milioni di dollari: poco soddisfacenti i conti della divisione media, che offre servizi simili alla piattaforma Netflix, che ha segnato un incremento del 30% (602 milioni di dollari), più basso rispetto ai dati rilevati nei trimestri precedenti.

Per gli analisti il titolo di Aibaba è comunque sottovalutato: gli esperti le azioni del gigante asiatico del commercio elettronico potrebbero vedere un rialzo fino al 34% rispetto ai valori di inizio agosto ($163.92). Alla base delle previsioni più che positive sul titolo c’è stata proprio la conferma, sulla base dei dati trimestrali, dell’espansione positiva delle attività non rientranti nel settore tradizionale dell’e-commerce.

sabato 12 agosto 2017

e-commerce: vola l’export del made in Italy

export e-commerce trainato dall'agroalimentare

L’export del made in Italy vola. Soprattutto se guardiamo al settore agro-alimentare, da sempre comparto trainante della nostra economia all’estero, la continua crescita dei dati è confermata dai dati comunicati dall’Istat: secondo le ultime rilevazioni, i primi sei mesi del 2017 hanno fatto registrare un aumento delle esportazioni del 10,9%, battendo il record del 2016 anche per quanto riguarda il fatturato, in precedenza intorno ai 38 miliardi di euro.

Indispensabile per il boom dei prodotti made in Italy all’estero Internet. Il commercio elettronico ha infatti consentito di mettere in piedi diverse campagne di marketing online raggirando barriere geografiche e l’impennata dei costi che avrebbe comportato il ricorso ai classici canali promozionali.
Gli acquisti online sono, inoltre, molto semplici da effettuare anche dall’estero, aspetto quest’ultimo che non può che far lievitare ancor più l’apprezzamento del made in Italy oltre le naturali frontiere del Paese.

domenica 6 agosto 2017

CM0102: Avellino 2016-2017, obiettivo salvezza


L’Avellino (meglio, l’Unione Sportiva Avellino 1912) 2016-2017 che mi ritrovo a gestire è quella aggiornata ad ottobre 2016 (grazie ai data updates reperibili qui), guidata da Domenico Toscano, prima, e, nel girone di ritorno, da Walter Novellino, che chiuderà il campionato al 14esimo posto in classifica.
Subentro fin di primi di luglio a Toscano e ricevo la consueta comunicazione di inizi lavori dalla società, che, nello specifico, mi richiede di lottare per la salvezza, specificandomi la somma (striminzita) destinata al mercato dei trasferimenti. Fisso un’amichevole con l’Agropoli tra i tre incontri d’agosto del girone di Coppa Italia nel quale siamo stati sorteggiati e organizzo gli allenamenti cercando di individuare il modulo e gli accorgimenti che meglio mi possano permettere di schierare i calciatori che ho trovato in squadra inquadrati come titolari o, comunque, meglio dotati calcisticamente e impostando fin da subito dei criteri di ricerca giocatori sul mercato, soprattutto lato difesa e centrocampo (che vedevo molto “leggeri”).

L’organico dell’U.S. Avellino 1912, aggiornato ad ottobre, dunque a chiusura mercato, è quello ufficiale, reperibile anche online sui siti che si occupano di calcio.
Portieri Pierluigi Frattali, ex Cosenza ed oggi al Parma, punto fermo della squadra, il serbo Boris Radunović, in prestito dall’Atalanta ed oggi alla Salernitana, e, in prestito dal Bari ed oggi al Sudtirol – Alto Adige, Daniel Offredi.
In difesa l’uruguaiano Alejandro González, destro/centrale, in prestito dalla Ternana via Verona, lo svizzero naturalizzato albanese Berat Ridvan Djimsiti, centrale, in prestito dall’Atalanta, Marco Migliorini, centrale, il ghanese Isaac Donkor, sinistro/centrale in prestito dal Bari via Inter e oggi al Cesena, Patrick Asmah, sinistro/centrale, anch’egli in prestito con diritto di riscatto (e contro-riscatto) dagli orobici, Layousse Diallo, centrale, dalla Fiorentina a titolo definitivo, Maxime Giron, sinistro, e Simone Petricciuolo, destro, entrambi di ritorno per fine prestito dal Melfi, e qualche giovane da tener d’occhio come il difensore centrale/mediano Giannis Asvestopoulos, giovanissima promessa greca riscattata (a titolo gratuito) dalle giovanili del Varese (ed oggi in forza al Lugano U21).
Per il centrocampo l’ex Brescia e Slovan Bratislava Richard Lašík, difensore/centrocampista centrale/destro arrivato (fine contratto)  all’Avellino dopo aver giocato nelle nazionali slovacche giovanili, in quella maggiore, nella nostra serie B e anche in Europa League, l’ala sinistra Soufiane Bidaoui, talentuoso marocchino nato in Belgio e svincolatosi dal Parma dopo aver giocato in prestito al Crotone e al Latina, Angelo D'Angelo, centrale “storico” del club e capitano, unico tesserato dei lupi ad aver giocato in tutte le categorie in cui, complice il fallimento della vecchia Avellino Calcio, la squadra aveva militato dal 2009 in poi, il bresciano Fabrizio Paghera, mediano, William Jidayi, difensore/centrocampista centrale con una lunga militanza nella serie cadetta tra Sassuolo e Juve Stabia e tantissime partite anche nelle serie inferiori, il promettente regista/incontrista belga di origini congolesi Stephane Omeonga, l’ala destra Idrissa Camará, guineense prelevato dalla Correggese, Daniele Verde, trequartista destro/centrale-ala  in prestito dal Pescara via Roma, Salvatore Molina, ala destra in prestito dall’Atalanta, Davide Gavazzi, centrocampista/trequartista destro/centrale scuola Milan con una lunga militanza nel Vicenza e, in prestito dalla Samp, a Terni, Alessandro Sbaffo, trequartista/mezzala cresciuto nelle giovanili del Chievo e in prestito, tra le tante compagini, anche all’Avellino un paio di anni prima del mio arrivo, Niccolò Belloni, centrocampista destro in prestito dalla Ternana via Inter, e Luca Crecco, fluidificante/centrocampista di sinistra in prestito dalla Lazio.
In attacco Luigi Castaldo, punta 34enne, campano e bandiera della squadra, forte dal punto di vista fisico e tecnico e, all’occorrenza, grande opportunista, Matteo Ardemagni, attaccante/punta centrale scuola Milan e tantissime partite in prestito tra serie C e B, arrivato dall’Atalanta (che lo aveva acquistato nel 2010 dal Cittadella per 3,80 mln) a contratto scaduto dopo aver giocato l’anno prima a Perugia in prestito, Andrea Arrighini, punta centrale, rientrato dal prestito al Cosenza, Benjamin Mokulu Tembé, attaccante potente belga di origini congolesi (come Omeonga) con un importante passato tra campionati, coppe nazionali ed Europa League tra Lokeren e Malines, Mohamed Soumaré, seconda punta belga di origini guineense e un passato nelle giovanili dell'Anderlecht, di ritorno dal Melfi, dove era stato in prestito il campionato precedente con Petricciuolo e Giron, e Umberto Eusepi, in prestito dal Pisa.

Riflessioni (pippe a posteriori). L’organico è di tutto rispetto e sulla carta la salvezza richiestami dalla società non sembra un’impresa di quelle ardue.
Certo, si tratta di un gruppo di calciatori messi insieme a colpi di prestiti e ingaggi a parametro zero, e chi ha operato sul mercato per riuscirci è stato bravo: la priorità diventa dunque quella di creare una squadra. E farlo nel più breve tempo possibile e nella consapevolezza che c'è da mettere mano su centrocampo e difesa, magari ricorrendo ancora al mercato con quei pochissimi soldi messimi a disposizione (e prima che si esauriscano per coprire le spese correnti).

Senza dimenticare che tre portieri sono pochi e un quarto, almeno per completare la rosa, andrebbe reclutato (Tommaso Bianco si è svincolato a scadenza contratto), terzini veri e propri di proprietà della squadra non ce ne sono.
I più accreditati a giocare sulle fasce in difesa sarebbero Donkor e González, ma quest’ultimo anche il più idoneo a giocare nel ruolo di difensore centrale (per doti fisiche, capacità di marcare l’avversario, senso della posizione e del gioco di squadra) e anche Donkor sembra, comunque, più un vero e proprio marcatore che il terzino sinistro di cui avremmo bisogno.
Giron e Petricciuolo presentano doti da “fluidificanti leggeri”, magari da far giocare qualche metro più avanti la linea difensiva, ma in quest’ottica Lašík, a destra, e il giovanissimo Crecco, a sinistra, mi sembrano più gettonati. Ma giocando con due fluidificanti larghi dovrei anche prendere in seria considerazione una riconversione di ruolo per Soufiane Bidaoui da ala a terzino alto: come rinunciare al tesserato più dotato dal punto di vista tecnico e riconosciuto dai compagni come "elemento essenziale della squadra" già durante le prime sedute di allenamento?

A centrocampo non vedo un vero centrocampista difensivo, D’Angelo, il capitano, è un perno della squadra, ma, per doti fisiche, capacità difensive e visione di gioco, c'è bisogno almeno di un altro centrocampista, e molto diverso da lui. Jidayi, almeno per doti fisiche e difensive, potrebbe forse rimediare in parte al significativo vuoto in questa parte del campo, il giovanissimo Omeonga, tra l’incontrista e il regista, pare avere tutte la caratteristiche che manca agli altri due ma non ha ancora maturato quelle caratteristiche fisico-atletiche per diventare un punto fermo della squadra e Paghera pare non possedere le qualità per vestire la maglia da titolare. Salvo un impiego alternato degli ultimi tre accanto a D’Angelo o di uno dei trequartisti sull’asse mediana, e con l’auspicio che il capitano non avesse mai un raffreddore (figurarsi un infortunio), devo trovare un altro uomo, e di peso, altrimenti quel “lottare per evitare la retrocessione” fissato come obiettivo dalla società potrebbe acquisire un significato molto più profondo.

In attacco siamo, invece, ben ferrati.
Castaldo è una garanzia, anche se l’anagrafe non spinge a credere di poterlo impiegare per un'intera stagione (e marcando gli avversari per l’intera partita, cosa che richiedevo anche agli attaccanti - una variante rispetto alle impostazioni tattiche di base in fatto di marcature).
Ardemagni, gran protagonista del ritorno del Perugia tra i professionisti, ha tutti i requisiti per diventare il riferimento principale del vertice alto della squadra (e di fare reparto da solo). Da quello che vedo analizzando i suoi valori tecnici e, soprattutto, fisici, va messo in forma nel più breve tempo possibile. Arrighini lo teniamo soltanto se decido di giocare con due punte avanzate, altrimenti proverò a venderlo o a farlo giocare in prestito. Benjamin Mokulu è potenzialmente adatto sia a ricoprire il ruolo di prima punta, sia a giocare seconda punta o sulla trequarti con il compito di sfondare al centro e fare da collante tra il centrocampo e l’attacco. Soumaré, giovanissima seconda punta, lo diamo di nuovo in prestito e in caso di impiego di Tembé in quel ruolo, toccherà a Verde dargli il cambio.

I dubbi sul modulo da adottare sono, di conseguenza, tanti.
Vistio il numero dei centrocampisti offensivi laterali in squadra, 4-4-2 o 4-4-1-1?

E preso atto della vulnerabilità della difesa e, soprattutto, del centrocampo, oltre che della versatilità di alcuni dei giocatori meglio dotati tecnicamente (come Tembé, Gavazzi e i tanti avuti in prestito), 3-5-2, 5-3-2 o 5-3-1-1?

E con tanti elementi che nemmeno una partita in spiaggia avevano mai giocato assieme prima di quest'estate, rinuncio ad un modulo ferreo per variare spesso lo schieramento in campo o ne impongo subito uno in modo da dare ad ognuno dei riferimenti minimi, sia in fatto di posizione in campo, sia per gli atteggiamenti da assumere a seconda delle situazioni di gioco?

Intanto, impostati gli allenamenti specifici che sono solito adottare in ogni mia "esperienza di lavoro” e fissata un’amichevole estiva con l’Agropoli (l’inizio della Coppa Italia già durante la settimana di Ferragosto non mi consente di organizzare una serie di partite preparatorie), ai primi di Agosto vendo Arrighini al Bassano in cambio di un po’ liquidità e lo scambio con il terzino fluidificante sinistro Nicola Bizzotto e pochi giorni dopo, dalla lista gratuita, ingaggio Andrei Vastag, giovanissimo centrocampista rumeno transitato anche per le rappresentative giovanili della Dinamo Bucarest e della nazionale,

Bizzotto e Vastag restano gli unici che accettano la nostra offerta. Da quei pochi giocatori ancora liberi sul mercato contattati ricevo secchi rifiuti, o perché non intenzionati a trasferirsi all’Avellino (e/o ad Avellino), o per le nette distanze tra l’ingaggio richiesto e quello che posso azzardare.
Non esito, comunque, a dare l’incarico di cercare giovani promesse ad uno degli osservatori. L’idea di poter trovare qualcuno su cui contare già a breve, ma soprattutto per il medio-lungo periodo, non mi dispiace affatto. (continua)


sabato 29 luglio 2017

Championship Manager 01/02 (uptade ottobre 2016): l'Avellino che non t'aspetti


Metti che parti con una squadra che deve salvarsi in B con tanti buoni calciatori, magari qualcuno particolarmente dotato dal punto di vista tecnico, e molti talentini in prestito per le ovvie difficoltà finanziarie in cui versano gran parte dei club di calcio italiani e ti ritrovi inaspettatamente, ma meritatamente, al quarto posto del campionato e, dunque, tra le promosse alla massima serie e a dover rivedere tutti i trasferimenti già perfezionati (a costo zero) da gennaio in poi e a fronteggiare l’incubo di diventare la cenerentola del campionato di serie A e, una volta aumentati ingaggi e numero di giocatori, lottare affannosamente contro un sicuro fallimento dal punto di vista finanziario, societario e professionale.

Metti che, una volta in serie A, la tua squadra gioca ogni incontro come se fosse la partita della vita, l’ultima possibilità di salvarsi dalla retrocessione, per ritrovarti in Champions senza aver mai nemmeno idealizzato un finale di campionato di tali dimensioni e ad affrontare nuovamente tutti i problemi legati ad una crescita inimmaginabile senza dimenticare che l’obiettivo resta quello di salvarsi dignitosamente senza dover per questo inanellare una dopo l’altra tutte quelle figuracce che una scampata cenerentola volata troppo in alto può farti vivere meglio di qualsiasi altra squadra.

E metti che sei costretto a fare il turn-over, costruire un organico competitivo pescando tra le serie inferiori (e all’estero) e qualche ottimo calciatore in scadenza contratto disponibile (ma quante clausole di rescissione da negoziare con quelli che si reputano molto bravi!), circondarti di bravi (e dall'ingaggio sostenibile) professionisti in fatto di preparatori atletici e osservatori per mettere insieme una rosa di giovani sui quali puntare per il futuro (e non solo) e dare seguito a tutto ciò che sei riuscito sorprendentemente a fare.
Favole che ricorrono nel più bel gioco del mondo e che spesso diventano incubi. Anzi, quando piccole realtà raggiungono traguardi inaspettati e si trovano costrette a variare in corso strategie, stipendi, organizzazione, mentalità e protagonisti, spesso nell'ambiente si parla di sciagura.

Cose che capitano anche in CM0102 e che mi è successo recentemente (e piacevolmente) con l’Avellino, realtà un tempo arcinota per i dieci campionati di fila in serie A (nove salvezze consecutive) dal 1978 al 1988, mentre l’Italia vinceva il mundial del 1982 con Paolo Rossi gloleador e collezionava una delle più grandi figuracce della sua storia appena 4 anni dopo, in Messico.
Erano gli  anni in cui nella Juve giocava, tra i vari Zoff, Cabrini, Scirea, Gentile, Bonini, Tardelli, Boniek e Rossi, un certo Platini e nella Roma un tale Falcao (oltre a Graziani, Pruzzo, Gerolin, Tancredi e Conti), mentre all’Inter arrivavano Rumenigge, Passarella, Matteoli e Fanna, a Napoli Maradona. Erano i tempi in cui il Milan cercava di rialzare la testa dopo due retrocessioni nella serie cadetta e il Verona di Bagnoli vinceva lo scudetto trainato da “cavallo pazzo” Preben Elkjær Larsen e con in squadra Pietro Fanna (poi all’Inter), Roberto Tricella (poi alla Juventus), Antonio Di Gennaro e “nanu” Galderisi (entrambi facenti parte della fallimentare spedizione di Mexico ’86 con Bearzot ct della nazionale), “Garellik” tra i pali e il "bionico" Hans-Peter Briegel (che vincerà a fine carriera una coppa Italia con la Sampdoria) come terzino sinistro-centrale.
Era il periodo in cui all’Udinese, dopo Causio, arrivavano Zico, Edinho e Virdis, il Como faceva conoscere a tutti un giovanissimo Pietro Vierchowod, il talentuoso Stefano Borgonovo (rarissimo un nove italiano di gran talento, a quei tempi) e il poco ortodosso Pasquale Bruno, la Lazio provava due retrocessioni in B (e quasi una in serie C) e lottava per salvarsi ricorrendo anche a qualche importante prestito (su tutti Michael Laudrup della Juve) e la Samp di Brady, Souness, Cerezo, Vialli e Mancini cominciava a monopolizzare le finali di Coppa Italia (e a gettare le basi dello straordinario scudetto del 1990-91), quando l’Ascoli di Rozzi rischiava di andare in Coppa Uefa e lanciava allenatori come Mazzone e Boskov e giovani quali Domenico Agostini, Iachini e Scarafoni, la Cremonese, dopo aver venduto Vialli alla Samp, pescava stranieri quali Juary (ex Avellino), Limpar, Dezotti e Neffa, l’Atalanta di (nell’ordine) Ottavio Bianchi, Nedo Sonetti e Emiliano Mondonico dimostrava con Magrin, Pacione, Stromberg, Piotti, Cantarutti, Caniggia, Donadoni e Prandelli che anche in provincia, tra una retrocessione e una qualificazione alle coppe, si poteva pensare in grande senza dimenticare le proprie dimensioni e la Fiorentina  provava a ben figurare in A e a rientrare tra le grandi affiancando ad Antonioni calciatori quali Vierchowod, Oriali, Daniel Bertoni, Passarella, Massaro, Giovanni Galli, Socrates, Paolo Monelli e cercava di sostituirlo nel cuore dei tifosi con Baggio e Borgonovo.

Una squadra di provincia, quella dell’Avellino, che in un’epoca in cui con l’apertura delle frontiere agli stranieri anche le compagini più modeste della serie A avevano, quindi, tra le loro fila nomi di grande prestigio (oltre a mitici ed indimenticabili “bidoni”), era riuscita a sopravvivere nella massima serie grazie alla “Legge del Partenio” e a calciatori quali gli irpini Pasquale Casale e Fernando De Napoli (poi gran protagonista con il Napoli e la nazionale), Stefano Tacconi (in seguito più di 250 partite tra i pali della Juve), Ottorino Piotti (scuola Milan e pilastro dell’Atalanta dei miracoli), Andrea Carnevale (gran protagonista anch’egli degli anni d’oro del Napoli), Luciano Favero, Beniamino Vignola e Bruno Limido (tutti e tre alla Juve come riserve, rispettivamente, di Gentile, Platini e Cabrini), il peruviano Geronimo Barbadillo (vecchia gloria in patria che nel mondiale del 1982 aveva giocato la sua unica partita da titolare proprio contro l’Italia), Ramón Díaz (scudetto con l’Inter e tante partite con Fiorentina, Monaco e River Plate), Adriano Lombardi (storico capitano al quale è intitolato lo stadio Partenio), Juary (coppa Campioni con il Porto dopo le poco brillanti esperienza post-Avellino all’Inter, all’Ascoli e alla Cremonese), José Dirceu (lo “zingaro” del calcio, ancora oggi uno dei più amati in terra irpina), Angelo Colombo (con Evani una delle “fortune” di Sacchi ai suoi esordi sulla panchina del Milan), Walter Schachner (con Polster e Prohaska, uno dei più forti calciatori austriaci della storia), Franco Colomba (che ha anche allenato l’Avellino), Giovanni Cervone, Salvatore Di Somma, Paolo Beruatto, Carlo Osti, Pasquale Casale, Giuseppe Zandonà, Nicola Di Leo, Sandro Tovalieri, Cosimo Francioso, Mario Paradisi, Salvatore Vullo, Vincenzo Romano (poi jolly determinate nel Napoli scudettato), Angelo Alessio (poi alla Juve e dal 2010 viceallenatore di Antonio Conte al Siena, alla Juventus, in Nazionale ed oggi al Chlesea), il compianto Gian Pietro Tagliaferri (uno dei suoi pochi gol costò lo scudetto alla Roma nel campionato 1983-1984) e Alessandro Bertoni (che dopo 123 partite lasciò i lupi nel 1989, secondo anno di serie B, per andare alla neopromossa Lazio).

Una società che dopo quei fasti ha lottato, perdendo sul serio in qualche caso, per la sopravvivenza, ed ha affrontato, come gran parte delle realtà calcistiche nostrane, più delusioni che soddisfazioni (che pur ci sono state), se non addirittura il rischio di sparire per sempre, pur avendo continuato a vedere la propria divisa addosso a calciatori di ottimo livello (anche se spesso in prestito o a fine carriera) come, ad esempio, Fabio Pecchia, Lorenzo Battaglia, Pasquale Luiso e Antonio Criniti (un duo che ha fatto sperare sul serio in una rinascita anni fa), Totò Fresta, Bucaro, Bonaldi, de Martis, Molina, Rastelli (che ha anche allenato la compagine biancoverde), De Zerbi, Trezzi, Nocerino, Biancolino, Capparella, Stroppa, Kutuzov, Ghirardello, Taglialatela, Ametrano, Danilevicius, Defendi, Cipriani, Pellicori, Sforzini, Seculin, Zappacosta, Galabinov, Castaldo, Soncin, Bittante, Gomis, Rodrigo Ely, Vergara, Fabbro, Zito, Tavano, Verde e Ardemagni. (continua)