sabato 11 agosto 2018

Gli anni ’60 e la crescita continua del debito pubblico


Fino ai primi anni ’60, grazie al boom economico che spinse il rapporto debito/PIL a livelli decisamente bassi, l’impatto del debito pubblico italiano sullo sviluppo economico rimase neutrale.
Dopo non sarà più così.

Le grandi riforme strutturali avviate in questo decennio e gli avvenimenti internazionali in campo finanziario e speculativo di quello successivo, che metteranno a dura prova la tenuta di molti Stati, stravolgeranno il trend post-bellico.

Il periodo di grande crescita economica aveva ridotto notevolmente il divario dell’Italia dagli altri paesi industrializzati.
Per la prima volta gli impiegati nell’industria avevano superato quelli agricoli.
Il tenore di vita delle famiglie stava migliorando.
Nelle case comparivano le prime televisioni, le lavatrici e i frigoriferi.
Le strade erano invase da Fiat 600 e 500: era partita la cosiddetta motorizzazione di massa, che portò anche un ammodernamento delle infrastrutture viarie.

domenica 5 agosto 2018

Debito pubblico: gli anni della ricostruzione e la crescita economica



Dopo la seconda guerra mondiale il ricorso al disavanzo di bilancio diventa ordinario.
Il Paese esce distrutto dal conflitto bellico.
L’instabilità economica la fa da padrona.
Il mercato interno è fermo, il sistema fiscale è antiquato e le uscite per i reduci e per i danni di guerra sono esorbitanti.

Il dato peggiore si registrò proprio nel 1946, con il deficit che sfondò i 900 miliardi di lire, dato più che dimezzato quattro anni dopo con le politiche di risanamento intraprese già nel 1948.
Notevole il contributo al miglioramento generale dei conti pubblici da parte del piano di aiuti economico-finanziari statunitense per la ricostruzione dell’Europa post-bellica voluto dal segretario di Stato del presidente Truman, già Capo di Stato maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti durante la seconda Guerra Mondiale e principale consigliere militare del presidente Roosevelt, George Marshall.