giovedì 4 maggio 2017

La rivoluzione Kindle

Amazon: da negozio online e produttore hi-tech

È con il lancio sul mercato del Kindle che Amazon prende il volo.
A novembre 2007 Bezos presenta il primo modello dell’e-reader che, nella sua semplicità, cambierà il modo di leggere di centinaia di milioni di terrestri e manifesta così al mondo intero che Amazon non vuole essere “soltanto” il più grande negozio online su scala globale.   
La prima versione del Kindle, che Bezos e moglie avevano in principio deciso di chiamare “Fiona”, è in plastica con schermo da 6 pollici e 16 gradazioni di grigi ed è destinata inizialmente al solo mercato USA. Con esso di possono leggere gli e-book venduti da Amazon.
È semplice, forse poco accattivante dal punto di vista squisitamente estetico in un’epoca in cui il design dei prodotti hi-tech è diventato uno dei requisiti fondamentali per il successo sul mercato, ma anche i più “integralisti” sostenitori della carta non riescono a negare l’elevato grado di fruibilità del lettore, comodo, maneggevole (si regge con due dita), capiente, con una batteria, se confrontata con quella di qualsiasi altro dispositivo portatile, dalla durata “infinita” e in grado di garantire una lettura rapida del testo e, cosa per nulla scontata quando si legge su schermo, poco affaticante per la vista.  


Con il Kindle si legge, quindi, meglio, di più e ovunque (o quasi): il successo in patria è pressoché immediato e Amazon riesce ad affermarsi rapidamente anche come produttore di prodotti tecnologici. La sua divisione hardware a Silicon Valley acquista infatti grande visibilità e l’azienda diventa subito una delle big della Bay Area e il suo fondatore e patron uno dei boss di questo polo tanto ambito dai laureati Usa e, soprattutto, europei e asiatici.  
Grazie a Bezos e soci e ai “cervelli” sottratti alle altre Big della Silicon Valley il modo di leggere libri non è più lo stesso e negli anni questo ettore di e-book basato su tecnologia E-link subirà diverse modifiche, fino allo sviluppo di successivi modelli di lettori e tablet low-cost.
Nel 2011, con i Kindle di quarta generazione, Bezos presenta infatti anche il Kindle Fire, il primo tablet di casa Amazon. Nello stesso anno, il 1° dicembre, il Kindle, che da ottobre 2009 aveva cominciato ad affacciarsi sui principali mercati mondiali, sbarca anche in Italia.
Tre anni e mezzo fa ho ricevuto in regalo un lettore Kindle e, pur non essendo mai stato coinvolto dal fenomeno e-book e dal  boom mediatico di questo prodotto di successo targato Amazon devo ammettere che, nella sua semplicità, si è fatto decisamente apprezzare fin da subito.  
Credevo potesse rivelarsi un oggetto “in più” rispetto al tablet e al pc portatile in fatto di lettura e avevo da poco ripreso a leggere con più continuità e acquistato un bel po’ di capolavori, classici e contemporanei, che da tempo mi rimproveravo di non aver ancora letto: l’idea di passare ai libri in formato digitale non l’aveva per nulla presa in considerazione, figurarsi quella di munirmi di un e-reader.

Una piccola pila di libri in attesa di lettura, da un lato, un tablet e un pc dove erano stati scaricati un bel po’ di e-book mai letti, dall’altro, e in mano un oggetto fin troppo semplice, direi spartano o addirittura “primordiale” in fatto di estetica, funzionalità e distribuzione di tasti e comandi, di certo molto meno “stiloso” degli altri e-reade che vedevo affiorare in vari angoli delle librerie che frequentavo di più.  
Difficile dimenticare le prime sensazioni. A fronte dei tanti lettori di e-book toccati nei rivenditori di libri e prodotti hi-tech, tutti leggeri, esili e dagli angoli “arrotondati” come i modelli tablet più in voga in quel momento, avevo davanti a me un prodotto che potrei definire “tozzo”, “squadrato”, con uno sfondo grigio chiaro che stentavo a credere potesse permettere di leggere agevolmente qualcosa e una modalità di inserimento del testo davvero macchinosa e quindi, visti i tempi, insopportabile.  

Ma la “simil-scatoletta” in plastica aveva qualcosa di “intrigante”, a prescindere da tutto ciò che il suo lancio aveva rappresentato per Amazon.
La solidità e la rigidità geometrica del prodotto e i tasti meccanici laterali per girare le pagine (si tratta di un Kindle di quarta generazione non touch, di dimensioni ridotte rispetto ai precedenti, sprovvisto di tastiera ma dotato di un joypad multifunzione posizionato sul suo lato inferiore, presente sul sito italiano di Amazon da aprile 2012) mi davano immediatamente l’idea di avere a che fare più con una sorta di libro rivisitato in plastica e dotato di uno schermo che con un tablet concepito per leggere.  

Superata la difficoltosa (per me) procedura di collegamento alla mia rete wi-fi domestica e di registrazione, per via della digitazione di numeri e lettere attraverso la tastiera virtuale usando il joypad multifunzione, il Kindle cominciava a presentare la sua natura, quella di un semplice lettore di libri digitali con il quale leggere senza le tante distrazioni offerte da un pc, uno smartphone o un tablet e accedere all’immensa libreria di Amazon e a tutti i servizi integrati all’acquisto disponibili ul sito.

La vera differenza sostanziale tra il Kindle e qualsiasi altro dispositivo utilizzabile per leggere libri che vedevo in quel momento era proprio, in altri termini, il mondo e la filosofia di Amazon: immensità e facile fruibilità dei contenuti, semplicità, interattività e pochissimo spazio ai “fronzoli”. Uno stravolgimento di sensazioni che allontanava immediatamente quella iniziale di avere a che fare con qualcosa di “antico”, sia in fatto di estetica, sia per l’utilizzo di un software proprietario che sembra davvero di altri tempi e, nello specifico del mio modello, di un joypad per muoversi sulle pagine e sulla tastiera virtuale, strumento ormai in via di estinzione anche nei moderni smartphone.

Mi ritrovavo così ad acquistare immediatamente un titolo gratis (“101 eBook gratis (oltre questo)” di  Gianluigi Bonanomi) dopo averne letto un estratto e a scaricare molti gratuiti disponibili nel negozio virtuale, leggere le recensioni e le classifiche di vendita, spaziare tra classici e contemporanei e tra testi venduti direttamente da Amazon o da rivenditori terzi che espongono sul sito previo accordi pregressi, trasferire su questo semplice supporto digitale l’intera collezione di Alan Ford dopo averla trasformata in formato mobi e, soprattutto, a parità di tempo impiegato, leggere almeno il 30% in più di quanto normalmente facevo con i libri in formato cartaceo.  

La leggerezza del mezzo e l’alta fruibilità dei contenuti avevano colpito, dunque, anche un lettore sempre più occasionale e poco propenso agli ebook-reader. E grazie alle promozioni Amazon e al connubio tra prezzi bassi (o nulli) e recensioni di “semplici” lettori (acquirenti verificati dal sito stesso) scaricavo e divoravo, uno dietro l’altro, titoli quali “Il Colonnello Bertolotti” di Robert Persson, “Malatesta - Indagini di uno sbirro anarchico (Vol.1)” di Lorenzo Mazzoni, “Un maledetto guaio, Kowalski” di Antonio Chiconi (un mito tra gli scrittori conosciuti sul web, grazie soprattutto al personaggio Kowalski e al mondo del Condom), “Vivere al sicuro è pericoloso” di Marco Iannò, “Ultime della notte: La prima indagine del commissario Kostas Charitos” di Petros Markaris, “Assassino senza volto: La prima inchiesta del commissario Wallander” di Henning Mankell, “Zona pericolosa” di Lee Child, “Novella del buon vecchio e della bella fanciulla” di Italo Svevo, “La Tempesta” di William Shakespeare, “Colpo secco”, ancora Lee Child e il tenebroso Jack Reacher, e tantissimi fumetti.
Al di là di qualche classico, che non ha mai fatto male a nessuno, avevo scoperto e apprezzato autori esordienti (o quasi) e mostri sacri come Markaris, Mankell e Child che mai e poi mai avrei adocchiato in una libreria tradizionale, confinati come erano (e sono) in sezioni quali giallo, giallo-thriller o action dove non riesco proprio ad addentrarmi.

E la facilità di lettura, la portabilità dello strumento e la privacy che garantisce utilizzandolo in pubblico rendevano la lettura talmente più agevole che veniva meno anche quella sorta di sacralità che ancora oggi odiosamente accompagna l’atto di leggere quando si ha in mano un vero e proprio libro (in un paese dove si legge pochissimo).

Nonostante tutto ciò, ho continuato a comprare libri in formato cartaceo e così mi sono allontanato per interi semestri dal mio “diabolico” Kindle.  
Qualche mese dopo il sequel di letture digitali di cui sopra, grazie ad amazon.it e, soprattutto, a libraccio.it, riuscivo a recuperare alcuni titoli di Tibor Fischer e Tom Robbins che cercavo da tempo e che erano ormai fuori catalogo o produzione. E con “Coscine di pollo” e “La gang del pensiero” (entrambi usati), i due libri che cercavo da un bel po’ di tempo più di qualsiasi altro, mi venivano recapiti, in un paio di spedizioni, “Profumo di Jitterbug”, “Il nuovo sesso: cowgirl” e “B come birra”, sempre di Robbins, “Il collezionista” e “Viaggio al termine di una stanza” di Fischer, “La nausea” di Sartre, “Il mastino dei Baskerville” di sir Conan Doyle, “I fratelli Karamazov”, “Delitto e Castigo” e “I demoni” del sempre redivivo Fëdor Dostoevskij e tanti altri titoli che, come succede a molti appassionati di letteratura, avevo sempre desiderato leggere ma che ne avevo sempre posticipato l’acquisto o la presa visione.  

Cosa dire? Consumato “Viaggio al termine di una stanza”, opera davvero bizzarra di quel Fischer che avevo conosciuto venti anni prima con “Sotto il culo della rana” e iniziata la lettura de “I fratelli Karamazov”, venivo preso da “Coscine di pollo”, prima, e “La gang del pensiero”, poi, per passare successivamente a “La nausea” di monsieur J.P. Sartre e chiudere la sequenza di capolavori con “Il mastino dei Baskerville”. Il cartaceo mi ripiaceva, mi dicevo, e il Kindle giaceva, scarico, ormai impolverato su un mobile.

Ma la lettura “a puntate”, quasi a replicarne il tipo di pubblicazione, dei Fratelli Karamazov non ripartiva, né riuscivo a completare l’opera di Doyle che segnò il ritorno di Sherlock Holmes sulla scena dopo le tante polemiche suscitate dalla scelta dell’autore di concludere l’epopea dell’illustre investigatore inglese per dedicarsi ad altro.
Decidevo quindi di ricorrere ad un’antica terapia con la quale avevo in passato affrontato egregiamente questa sorta di “blocco del lettore”, una cura che aveva nome e cognome, Manuel Vazquez Montalban,  e, ovviamente, un titolo, “Millennio” questa volta. Ma fatte fuori in poche ore un centinaio e più di pagine, come del resto era accaduto per gli altri due tomi sospesi, anche con i due volumi che avevano come protagonisti Pepe Carvalho notavo grosse difficoltà a proseguirne la lettura. Il ritorno di Sherlock Holmes, forse la più bella pubblicazione avente come protagonista l’investigatore più televisivo e cinematografico della storia, l’opera matura di quello scrittore russo che mi aveva stregato ancora adolescente con “L’idiota” e “Memorie dal sottosuolo” e con “Il giocatore” poco più che trentenne e l’epopea tra Spagna, Italia, Grecia, Egitto, Israele, Libano, Azerbaijan, Turkmenistan, Afghanistan, India, Bangkok, Singapore, Bali, Australia, Cile, Argentina, Brasile, deserto africano, Alessandria e ritorno in Catalogna di Pepe Carvalho e il fido Biscuter erano tutti fermi a metà.  
Per fortuna la soluzione mi veniva offerta proprio da Internet e dal mio Kindle: in rete recuperavo in formato mobi e pdf (poi tramutati anch’essi in mobi) i quattro libri e in poco più di un mese ne completavo la lettura tramite il lettore di Amazon.
Avevo provato con grande soddisfazione quella contaminazione tra tradizione e innovazione, tra Web e negozi tradizionali che proprio il colosso di Bezos stava dimostrando al mondo intero essere la nuova frontiera dell’economia (partendo proprio dai libri).

Gli integralisti della carta, i collezionisti (categoria nella quale temo spesso di sprofondare anch’io) e coloro che hanno bisogno di affaticare la vista, tagliarsi con il bordo dei fogli o soffrire per la scarsa maneggevolezza di un libro per leggere non apprezzeranno, ma trovo un vero peccato che non sia sempre facile reperire a costo zero (o quasi) la versione digitale di un testo già acquistato in formato cartaceo: applicherei la soluzione adottata a suo tempo con i Karamazov, il Mastino di Baskerville e Millennio 1 e 2 con gran parte dei libri che ho acquistato negli ultimi due anni. Adoro i libri, ma leggere deve essere semplice. (continua)