domenica 30 giugno 2019

I currency swap

I currency swap sono contratti in cui due parti si scambiano il capitale e gli interessi espressi in una valuta contro capitale e interessi espressi in un’altra.
Entrambi i flussi di pagamenti, normalmente, sono a tasso variabile e i capitali nozionali sono scambiati una prima volta all’inizio del contratto e poi alla sua data di scadenza.


I due capitali nozionali, denominati in valute diverse, sono di solito selezionati in modo da essere pressoché uguali se valutati al tasso di cambio corrente di mercato alla data di stipula del contratto.
L’uguaglianza non è certo che permanga durante la vita del contratto, poiché il variare del rapporto di cambio fra le valute determina una variazione del valore dei capitali nozionali.

sabato 29 giugno 2019

Gli Interest Rate Swap

Gli interest rate swap (IRS) sono contratti in cui due controparti si scambiano flussi periodici di interessi, calcolati su una somma di denaro che non viene scambiata ma utilizzata unicamente come base di calcolo, il capitale nozionale di riferimento (notional principal amount), per un lasso di tempo predefinito pari alla durata del contratto, e cioè fino alla scadenza (maturity date o termination date) dello stesso.
I pagamenti effettuati sono simili ai pagamenti di interessi su un debito (motivo del nome del tipo di contratto).

domenica 23 giugno 2019

Derivati finanziari: gli swap


Lo swap è un contratto con il quale le parti si impegnano a scambiarsi un flusso finanziario, periodico o una tantum, e a effettuare la stessa operazione a ruoli invertiti ad una data futura e secondo uno schema predefiniti.
Scopo di questo strumento è quello di annullare il rischio relativo alle fluttuazioni dei tassi di interesse o di cambio.
Gli swap sono infatti costruiti principalmente sui tassi d’interesse (interest rate swap) e, in misura più contenuta, sulle valute (currency swap). 

Nella prassi, attraverso lo scambio, i primi sono utilizzati per trasformare attività e passività finanziarie da tasso fisso a tasso variabile e viceversa, i secondi per trasformare attivi e passivi da una valuta ad un’altra (alcune tipologie di currency swap permettono entrambe le finalità).

Al momento della stipula, i contratti swap sono di solito costituiti in modo tale chele prestazioni previste siano equivalenti.
Così il valore iniziale del contratto è reso nullo, in modo da non generare alcun flusso di cassa iniziale per compensare la parte gravata dalla prestazione di valore più elevato.
Il fatto che al momento della stipula le due prestazioni siano equivalenti non implica che lo rimangano per tutta la vita del contratto, anzi, a generare il profilo di rischio/rendimento è proprio la variazione del valore delle prestazioni. La parte tenuta alla prestazione il cui valore si sarà deprezzato rispetto al valore iniziale, dunque rispetto alla controprestazione, maturerà un guadagno e viceversa.

domenica 16 giugno 2019

Quanto vale un’opzione

Il valore di un’opzione è funzione di cinque variabili principali:

- Prezzo di esercizio;

- Prezzo di mercato dell’attività sottostante;

- Tempo residuo alla scadenza;

- Volatilità del prezzo del sottostante;

- Tasso d’interesse a breve termine e a basso rischio (il riferimento è solitamente ai titoli di Stato a breve periodo, come i BOT in Italia).

I primi due hanno un effetto totalmente diverso sul valore di un’opzione a seconda che si tratti di call o put.
Nel caso di un’opzione call, a parità di altre condizioni essa ha un valore tanto più elevato quanto minore è il prezzo d’esercizio. Un’opzione put, viceversa, ha un valore tanto più alto quanto maggiore è il prezzo d’esercizio.
Per quanto riguarda il prezzo di mercato del sottostante, la relazione è opposta.
Un’opzione call incrementa il proprio valore al crescere del prezzo di mercato del sottostante, mentre per una put avviene l’esatto contrario.


sabato 8 giugno 2019

Derivati finanziari: le opzioni

Si narra che Talete, consultando gli astri, avesse previsto il buon successo del raccolto delle olive, assicurandosi dagli agricoltori il diritto di utilizzare la loro produzione (e i loro frantoi) nella stagione successiva attraverso il pagamento di un premio.
Rilevandosi esatte le sue previsioni, il celebre astrologo riuscì a rivendere il raccolto agli agricoltori ad un prezzo ben superiore a quello previsto dal diritto acquistato, traendo così profitto dalle sue intuizioni.

Piace ricordare questo aneddoto (attribuito ad Aristotele) quando si parla di derivati perché lo scienziato greco, di origini povere (ma come molti suoi contemporanei bravo a sfruttare i propri colpi di genio anche in campo economico), di fatto aveva negoziato diritti d’opzione. Strumenti quotati ufficialmente per la prima volta su scala mondiale soltanto agli inizi degli anni ’70 dello scorso secolo ma della cui compravendita si ha traccia in tutte le antiche civiltà, ad oriente come ad occidente.