Considerando un’opzione put, ad esempio, quotazioni del sottostante inferiori al prezzo d’esercizio (put ITM) comporteranno un profitto, dunque l’esercizio del diritto a vendere ad un prezzo superiore a quello di mercato da parte del possessore dell’opzione, mentre quotazioni dell’attività sottostante superiori allo strike (put OTM) comporterebbero, invece, una perdita, per cui al possessore non converrà esercitare l’opzione
Situazione diametralmente opposta nel caso di possesso di un’opzione call: quotazioni del sottostante maggiori dello strike comporteranno un profitto e quindi l’esercizio del diritto ad acquistare (call ITM), mentre valori del sottostante inferiori (call OTM) il non esercizio dell’opzione.
Il valore del profitto di un’opzione ITM se esercitata rappresenta il valore intrinseco dell’opzione, la componente principale del prezzo di un’opzione ITM prossima alla scadenza.
Oltre al valore intrinseco, sulla determinazione del prezzo di un’opzione incidono ovviamente (stiamo parlando di un prodotto finanziario derivato) diverse altre componenti. Tra esse ricordiamo in questa sede il valore temporale, uno dei più analizzati dai trader e, in generale, dagli investitori che operano su questo mercato.
Considerando ad esempio un’opzione OTM con una lunghissima scadenza, il valore intrinseco sarebbe pari a zero, ma la lunghissima scadenza aumenta la probabilità che entro la fatidica data il contratto possa ricadere in una situazione ITM. Il “prezzo” di questa probabilità che il compratore di un contratto di opzione deve pagare è definito, appunto, valore temporale, che diminuisce con il passare del tempo e l’avvicinarsi alla scadenza.
Il valore temporale aumenta anche con l’aumentare della volatilità dei prezzi dell’attività sottostante. Se storicamente il sottostante presenta variazioni molto marcate, la probabilità che titoli OTM possano essere ITM a scadenza aumenta. Non a caso, nei modelli matematici più utilizzati per stimare il prezzo delle opzioni, il parametro più importante e di più difficile da determinare è proprio la volatilità e su molte piattaforme per operare su questi mercati anziché essere quotato il prezzo del derivato è indicata semplicemente la volatilità implicita in corrispondenza dei vari livelli di prezzo, vale a dire quella volatilità sottintesa al prezzo scambiato sul mercato in quel dato momento. Gli operatori che utilizzano tali strumenti comprano opzioni call o put (secondo le loro aspettative sul trend del sottostante) se prevedono che la volatilità aumenterà (se quindi il prezzo delle opzioni salirà) e le vendono se ipotizzano che essa calerà.
Altra importante componente per la determinazione del prezzo delle opzioni è, infine, quella legata alle dinamiche della domanda e dell’offerta sul mercato. Siamo di fronte, in questo caso, ad una variabile concettualmente molto interessante ma nella realtà poco significativa, se non in casi davvero estremi di forti squilibri di mercato. Ma, grazie alle strategie di arbitraggio messe in piedi da chi opera abitudinariamente sui mercati, questi sono molto limitati nel tempo e incidono in modo meno drastico di quanto si possa immaginare sui risultati attesi.
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