lunedì 26 settembre 2016

Chrome OS visto da utente



Chrome OS consente l’accesso da ospite, vale a dire la possibilità di usare il computer anche senza essere in possesso di credenziali Google o comunque non utilizzandole. Un’impostazione predefinita del sistema che può essere anche disattivata, ma che spiazza un po’ fin dall'accensione (l’avvio è rapidissimo, il sistema non deve caricare nulla), perché la prima sensazione che si prova documentandosi su Chrome OS è quella di avere a che fare con un sistema "chiuso". Poi però ci ricordiamo che Google è la porta "spalancata" sul mondo 24h/24h, il passaggio obbligato per chiunque abbia (o voglia avere) a che fare con il web, nonché partner universale di qualsiasi produttore di sistemi operativi, personal computer e tutto ciò che è mobile, e ci rendiamo conto che Chrome OS non può che essere un sistema alternativo, e non concorrente, a Windows, Mac OS, Linux e altri più diffusi e meglio adatti ad un uso più professional.
D’altra parte, non sottovaluterei un aspetto per nulla secondario: Google conosce i gusti dei suoi utenti, sa cosa cerca l’internauta e come si muove in rete e, non me ne vogliano i fan di Mountain View e gli esperti del settore, che un prodotto “casual” che tenta di sintetizzare le funzionalità di notebook e tablet come il Chromebook può essere davvero molto apprezzato.


La gestione delle utenze, infatti, è uno dei primi tratti distintivi di questo sistema rispetto agli altri che abbiamo conosciuto in questi anni: al primo accesso Chrome OS consente all’utente di associarsi da solo al Chromebook inserendo semplicemente le proprie credenziali Google (o dopo essersele create, se sprovvisto). È anch'essa un’impostazione predefinita, che richiede ovviamente un collegamento ad Internet ed un account Google e che consente a chiunque sia di fronte alla schermata di accesso di potersi aggiungere.
Il primo utente, comunque, dopo aver inserito il proprio username e la password di big G, può disattivare l’accesso da ospite o, lasciando tale funzione, fare da supervisore degli altri utenti che si registreranno. Cosa che potrebbe essere necessaria perché ogni utente, per quanto Chrome OS spinga ad utilizzare lo spazio cloud per l’archiviazione dei file, ha accesso allo spazio fisico del pc.

Il pannello delle impostazioni quasi replica quello del browser Google Chrome. Contiene come blocco unico le impostazioni di sistema e quelle del browser, ma non manca l’accesso alle impostazioni avanzate di Google Chrome.
Con il gestore delle impostazioni di Chrome OS, olttre a poter accedere alle funzioni del browser replicate dal sistema operativo, si possono anche personalizzare la lingua di sistema, il layout della tastiera, il fuso orario, la data e l’ora, la rete wireless, il bluetooth, il touchpad, l’accessibilità, l’utilizzo della batteria e la sensibilità del mouse e della tastiera, oltre che ripristinare le impostazioni con i valori predefiniti e riportare il sistema operativo allo stato ante personalizzazioni, eliminando tutti gli utenti registrati e i relativi dati salvati.

Molto limitate invece le possibilità di personalizzare il sistema operativo dal punto di vista estetico. Si può solo cambiare l’immagine predefinita dello sfondo e impostare la scomparsa automatica del pannello di sistema (senza poterne però modificare il colore), cambiare l’ordine delle icone nell’app drawer e creare delle cartelle al suo interno trascinando un’app sull’altra (come avviene con Android), mentre non è possibile salvare file, né creare cartelle e collegamenti sul desktop. 
Gli aggiornamenti di Google sembra siano piuttosto frequenti (non ancora testati) ed eseguiti in modo del tutto automatico alla prima connessione utile ad Internet. Al termine della procedura vengono segnalati nell’area di notifica. Gran parte di essi, leggo in giro, non richiedono il riavvio.

Il sistema operativo permette di installare soltanto Chrome Apps ed estensioni per il browser reperibili dal Chrome Web Store. Nel caso sia attiva la modalità sviluppatore, Chrome OS consente l’installazione anche di Apps e estensioni di terze parti.
Eseguibili nemmeno a parlarne e ciò rende incompatibile il sistema di big G con i programmi che utilizziamo con i più noti sistemi operativi in circolazione.
Evidentemente dobbiamo trovarci delle valide alternative nello store o tra le Apps preinstallate, sebbene le estensioni al pacchetto Office online di Microsoft disponibili già dallo scorso anno facciano presagire altre sorprese (mentre scrivo pare sia sicura la fusione tra Chrome OS e Android. Ma anche quando ho comprato il mio primo smartphone la notizia circolava, magari si sentiranno costretti a farla ormai).

Chrome OS, per quanto vocato all’archiviazione su cloud, è in grado di leggere e configurare automaticamente diversi tipi di periferiche, sia di archiviazione che di input.
In termini di archiviazione, il sistema supporta in lettura e scrittura dischi rigidi e chiavette USB, supporta le memory card e, in sola lettura, unità CD-ROM, DVD-ROM USB (non è possibile masterizzazione nemmeno se l’hardware è predisposto) e dispositivi MTP (smartphone e tablet Android, Windows Phone, Firefox OS, BlackBerry OS, Windows 8.1, etc.).
Chrome OS può supportare anche tastiere e mouse USB (ma con funzionalità limitate), lettori mp3, monitor DIsplayPort, DVI, HDMI e VGA e, tra i tanti ancora, alcuni dispositivi bluetooth.

giovedì 22 settembre 2016

La filosofia Chrome: cambia il rapporto tra utente e macchina



Chromebook nascono nel 2008. 
Nascono con Chrome, un semplice browser che fin dal lancio iniziale prova a trasmettere un nuovo modo di concepire il rapporto tra la rete e i software, i file e, in generale, il personal computer.  Una novità assoluta per utenti pc e internauti, abituati a Windows come passaggio obbligato (e necessario) per l’utilizzo di computer, periferiche, software e la navigazione in rete e a considerare tutto il resto (Linux, Mac e il vecchio DOS, ad esempio) destinato a esperti informatici e professionisti vari. Una semplificazione dell’accesso al mondo del web e dell’approccio al pc che alla distanza si sta dimostrando invece una piccola rivoluzione culturale, uno stravolgimento della filosofia Windows del mondo dell’informatica che ha finito per costringere anche Microsoft ad inglobare tante piccole novità partite proprio con il browser e il sistema operativo lanciato da Google.  

E proprio nell’anno del 18esimo compleanno di big G, dopo che già nel 2011 si era urlato a grosse righe al fallimento di netbook e Chromebook, per la prima volta negli Usa le vendite di questi ultimi hanno superato quelle dei Mac (dati IDC sul primo trimestre 2016), spopolando nelle scuole e nelle università.  
Chromebook, per la gioia di HP, Acer, Dell, Lenovo e Asus, sono diventati realtà e il nuovo modo di rapportarsi all’informatica concepito da Mountain View si sta consolidando nella cultura del mondo hi-tech e del web come un nuovo modo di concepire il rapporto tra utente e macchina (e tra server e client). 
Con Chrome OS, infatti, tutto gira in rete e attorno ad essa (per quanto gli strumenti per lavorare offline con i Chromebook siano in deciso aumento), gli avvii pc sono molto più rapidi di quelli a cui siamo abituati con i sistemi di casa Microsoft, le batterie più performanti, le sincronizzazioni immediate e continue (è possibile, infatti, riprendere il proprio lavoro ovunque sia disponibile una connessione senza averlo dovuto salvare sul proprio device), la sicurezza è maggiore e le applicazioni di casa Google, se utilizzate unitamente alle estensioni giuste, sostituiscono del tutto i software e facilitano il computing remoto, vera frontiera per un sistema improntato sull’utilizzo prevalente di un cloud. 
E' nata la filosofia Chrome e, a quanto pare, piace.

sabato 17 settembre 2016

Arte e collezionismo: un mercato che in Italia non conosce crisi



L’arte non conosce crisi.
Se il modello della grande azienda (assistita) che garantisce la grande occupazione è fallito, gli investimenti nelle attività industriali e commerciali tradizionali non rendono più, per il web si paventa periodicamente lo spettro di una nuova bolla e la produzione di massa è affossata nell’eccesso di offerta, le opere d’arte, beni-rifugio per eccellenza, si rivalutano. E cresce, di conseguenza, la voglia d’arte e d’Italia.

Colpisce, senza sorprendere tuttavia, la forte crescita, tra aste e vendite private, messa a segno dal mercato italiano lo scorso anno, +17%, una delle migliori performance di sempre ha evidenziato Teleborsa, in controtendenza rispetto al trend ribassista rilevato su scala mondiale e al calo messo a segno proprio dal Belpaese nell’anno precedente (di circa 7 punti).
Con un giro d’affari che nel solo 2015 ha toccato quota 637 milioni di dollari (545 l’anno precedente), tra aste e vendite private, il mercato dell’arte italiano si è prepotentemente confermato tra i top ten mondiali, spingendo l’Italia al settimo posto assoluto.

A trainare la crescita delle aste d’arte nostrane soprattutto l’impennata delle vendite di opere d’Arte Moderna (artisti nati tra il 1875 e il 1910), che nel 2015 hanno totalizzato circa 45 milioni di dollari, quasi il doppio del giro prodotto nel 2014 (su scala mondiale l’aumento è stato dell’1%), e l’esplosione del segmento Vecchi Maestri (1240-1820), +93% sul 2014 con oltre 11 milioni di dollari.
In crisi invece i segmenti Dopoguerra e Arte Contemporanea (nati dopo il 1910), che su scala globale rappresentano il principale canale d’affari ma che in Italia è risultato in calo del 14% (67 milioni di dollari).
La crescita del mercato d’arte italiano nel 2015 proviene comunque dalle aste di ogni segmento, da antiquariato, fine art e arti decorative, che hanno fatturato 300 milioni di dollari, a Vecchi Maestri e Arte Moderna e Contemporanea (125 milioni, +6% sul 2014).
Altro valore in crescita è quello riguardante le vendite private e in galleria: le transazioni private lo scorso anno hanno infatti generato circa 335 milioni di dollari, un dato, per quanto meno puntuale di quello delle aste pubbliche, cresciuto di quasi il 20% sul 2014.



Il mercato d’arte mondiale (65 miliardi) è invece in calo del 7% in termini di fatturato e del 2% per transazioni effettuate dopo una corsa (quasi) senza sosta e il record (quasi 70 miliardi) toccato proprio nell’anno della battuta d’arresto dell’Italia (2014).
L’80% di esso è in mano a USA (43% e con un aumento del 4% sull’anno precedente), UK e Cina, che fanno segnare, rispettivamente, un calo del 9% e del 23%.
L’Europa ha totalizzato un calo del fatturato pari all’8%. Nel Vecchio Continente domina sempre la Francia, con il 6% del mercato, seguita da Svizzera e Germania, entrambe con una quota del 2%.

sabato 10 settembre 2016

Come funziona Chrome OS



Chrome OS è un sistema operativo leggero e veloce. Il suo funzionamento è basato sulle caratteristiche del noto browser di Google e sulle applicazioni ed estensioni compatibili con esso.
È il sistema operativo che Google utilizza sui propri Chromebook e che mette a disposizione dei sui partner attivi nella produzione di questa particolare tipologia di portatili.
Se dal punto di vista estetico sembra di avere a che fare con un sistema operativo standard, al primo avvio esso si presenta sotto forma di desktop con sfondo non personalizzabile e un pannello inferiore con un barra delle applicazioni (spostabile) e, sulla parte destra, un’area di notifica contenente gli indicatori di sistema e la funzione notifiche ben nota a chi utilizza Chrome con Windows 8. 
Finché non si effettua l’accesso con un account Google e ci si collega ad Internet, permane l’impostazione standard dello sfondo e l’unica applicazione preinstallata e funzionante offline è il gestore file.
Chrome OS può leggere tutti i file e i documenti supportati dalle applicazioni di Google, dalle webapp compatibili con Chrome e dalle varie estensioni, tuttavia usare il Chromebook senza collegamento ad Internet né configurazione di un account Google va chiaramente incontro ad una grossa serie di limitazioni per quanto riguarda utilizzo e compatibilità.
 

Senza un collegamento ad Internet e senza essere configurati con un account Google (dunque come utente offline in modalità ospite), è possibile soltanto leggere immagini (.bmp, .gifjpg, .jpeg, .png e .webp), contenuti multimediali audio e video (con estensione .3gp, .avi, .mov, .mp4, .m4v, .m4a, .mp3, .mkv, .ogv, .ogm, .ogg, .oga, .webm e .wav) e documenti di tipo .txt e .pdf, oltre che creare screenshot Non è possibile, invece, leggere creare documenti di altri tipi (.doc, .docx, .odt, .pps, .ppt etc.), perché in tal caso Google Drive è un passaggio obbligato, gestire archivi .zip e .rar (sono richieste apposite app di Chrome), cambiare la lingua e lo sfondo di sistema o il layout della tastiera, leggere dispositivi esterni, copiare file sulla memoria interna, accedere al gestore file integrato o utilizzare la fotocamera (occorre la specifica Chrome App). Se non loggati, inoltre, lo spazio disponibile per l’utente è limitato e gli eventuali file salvati su disco durante la sessione vengono eliminati al momento del logout. 

Collegati ad Internet e senza ancora configurare alcun account Google (utente online in modalità ospite)molte delle limitazioni appena descritte vengono subito superate.  Con l’accesso alla rete diventano infatti disponibili molte Google App di base reperibili online ed è possibile, ad esempio, leggere e creare file del tipo .doc, .docx, .xls, .xslxleggere file del tipo .ppt e .pptx e archivi .zip e .rar (mediante il visualizzatore di Google Docs), e consultare il Chrome Web Store e, di conseguenza, tutte le app online. Lo spazio di archiviazione fisico resta comunque limitato ed i file eventualmente scaricati vengono eliminati al momento in cui si esce dalla sessione ospite. 

Con l’accesso con un account Google e Chrome OS collegato ad Internet (utente online con account Googlesi sbloccano finalmente tutte funzioni del sistema operativoche si vanno ad aggiungere alle operazioni già descritte. L’eventuale spazio su disco viene reso del tutto disponibile, si possono salvare permanentemente file, modificare lo sfondo al desktop, personalizzare la lingua, le impostazioni di sistema, le icone sul pannello e sul drawer e tanto altro ancora. Dal Chrome Web Store è possibile ora scaricare ed installare le Chrome App di cui si ha bisognoe si può personalizzare il pannello inferiore, accedere alle notifiche personali, accedere direttamente dal gestore file al proprio spazio su Google Drive, creare cartelle nell’app drawerridisporre i collegamenti alle app usufruire di qualsiasi altra funzionalità disponibile. Al momento dell’accesso, inoltre, tutte le app installate, le estensioni, i preferiti e altro presenti nel proprio account Google vengono sincronizzati con il sistema operativo del Chromebook e le eventuali modifiche apportate alla configurazione sono salvate nel cloud sul proprio account. I documenti di testo, trasformabili anche in file PDF, e ii fogli di calcolo vengono creati e salvati sul proprio spazio Google Drive, ma possono essere tranquillamente scaricati sullo spazio interno del pc (se disponibile). 

Se si utilizza, infine, Chrome OS in modalità offline (utente offline con account Google), è possibile disporre di un visualizzatore di file e documenti secondle Chrome App configurate ed installate. Con Google Docs si possono creare offline i documenti sincronizzarli online su Drive nel momento in cui la connessione torna disponibile. Gli stessi file su Google Drive saranno (parzialmente) disponibili in modalità offline. È anche possibile, ancora, leggere le email già presenti su Gmail e crearne di nuove, che saranno inviate quando sarà disponibile una connessione ad Internet. In questa modalità di utilizzo sono disponibili, come intuibile, tutte le funzionalità già viste nel caso di modalità ospite offline. 

lunedì 5 settembre 2016

Chrome OS: la piattaforma made in Google


Chrome OS è il sistema operativo messo in piedi da Google e basato quasi esclusivamente sulla piattaforma Google Chrome. Da essa, grazie al Chrome Web Store, dove sono presenti le applicazioni e le estensioni che tradizionalmente installiamo sul browser di Google, recupera tutte le dinamiche di funzionamento. E lo stesso discorso può farsi con l’interfaccia grafica, identica al menu che siamo soliti osservare quando utilizziamo il browser più noto al mondo.

Chrome OS è un prodotto Linux-based, dunque completamente open source, che i produttori di Chromebook possono gestire in piena versatilità.
Esso, come anticipato, si basa principalmente sul browser Chrome visto negli ultimi anni, tanto che lo si potrebbe ritenere addirittura una sua estensione senza temere di profanare la materia.
L’interfaccia grafica, come da utenti Windows (o OS X) e fruitori dei servizi di Google già sappiamo, presenta dunque pochi elementi. Il Chrome Web Store, dotato di numerose webapp, e tutti i servizi annessi alle ultime versioni di Chrome sono integrati direttamente nel sistema, non richiedendo quindi l’esecuzione del browser.
Tutte le applicazioni eseguibili sui Chromebook, in altri termini, sono all’interno dello store che gli utenti di Google già utilizzano con il browser Chrome, ma possono essere eseguite senza utilizzare direttamente quest’ultimo. Caratteristica replicata anche sui Chromeboox, la variante desktop fissa ancora poco diffusa sul mercato e che è alla base dei tanti vantaggi offerti da questi pc in termini di leggerezza, fruibilità, velocità e praticità, ma che rappresenta anche quello che dovrebbe risultare il loro limite estremo, l’eccessiva dipendenza dalle applicazioni online e, quindi, la ristretta operatività offline.


Chrome OS non consente infatti di installare programmi di terzi tramite eseguibile, cosa che facciamo di solito con Windows, ma al momento tutto passa attraverso il Chrome Web Store, in grado comunque di metterci a disposizione gli applicativi open source di Google, come ad esempio Google Docs, il pacchetto di Mountain View alternativo a quello Office di Windows (disponibile anche offline), e i tantissimi applicativi messi a disposizione da aziende e sviluppatori indipendenti.
E l’espandersi dell’universo delle webapp, in generale e di quelle utilizzabili anche offline, gli accordi con i partner che hanno ampliato quello delle estensioni, reperibili sempre dallo store di Google (da oltre un anno è possibile utilizzare online anche gli strumenti Office di Windows e di tanti altri produttori), e il prezzo relativamente contenuto dei Chromebook, hanno consentito a questi di superare nelle vendite Usa i ben più cari Mac, soprattutto nel comparto educational (scuole e università).

Un certo scetticismo rimane, ma i Chromebook si stanno affermando prepotentemente su scala mondiale, mirando, dopo gli studenti, soprattutto ai tanti che cercano quel prodotto tra tablet e notebook dotato delle caratteristiche di successo di entrambi e che hanno acquisito piena consapevolezza su cosa aspettarsi da un prodotto ‘casual’ trasportabile ovunque e quali attività assorbono gran parte delle ore passate davanti al pc.

giovedì 1 settembre 2016

Portatili: l’opzione Chromebook


Il mondo dei portatili è in continuo fermento e le sorprese non mancano. Soprattutto nel comparto dei mini notebook, messo a dura prova dall’esplosione dei tablet (e dei convertibili) ma costante riferimento per tutti coloro alla continua ricerca di un prodotto che possa garantire navigazione, fruibilità e condivisione senza rinunciare a qualche attività d’ufficio o studio. E magari non troppo pesante, con una buona autonomia e che si avvii in pochi secondi.
Non stupisce quindi che, nonostante il dichiarato (dai media) fallimento dei netbook, i mini portatili ‘per la rete’ introdotti sul mercato da Acer e Asus nel 2007, nel lontano 2011, siano centinaia i modelli di notebook tra gli 11 e i 13 pollici in circolazione.

Gran parte di questi netbook (di seconda generazione?) ha un sistema operativo Windows e i modelli che riescono a garantire un po’ tutto quanto ci si aspetti da un portatile sono venduti a prezzi non proprio irrisori. Anzi, se si pensa che spesso si tratta di un secondo notebook, quello più ‘casual’ da portarsi in giro ovunque, il loro costo è in realtà decisamente alto.
Trovare una soluzione economica implica necessariamnente qualche compromesso. Sono davvero rari infatti in commercio prodotti dalle elevate prestazioni che non richiedano qualche sacrificio in termini di budget e, viceversa, altri a prezzi più contenuti che non lo richiedano invece in fatto di prestazioni attese.
Se l’obiettivo è però quello di avere un notebook rapido, leggero, performante, silenzioso, molto più idoneo ad un utilizzo ‘casual’ che tecnico, potrebbe prendersi in considerazione un’altra soluzione, molto meno dispendiosa, e non solo per i formati mini. Ci si potrebbe indirizzare verso un chromebook, un portatile dotato del sistema operativo Chorme OS.

Cos'è un Chromebook?

Il Chromebook è un notebook con sistema operativo Chrome OS preinstallato. Un sistema il cui esordio sul mercato risale al 2009, basato, come Android, su kernel Linux, e già adottato sui modelli netbook e poi anche su portatili più grandi, grazie, appunto, ai Chromebook. Pionieri del loro lancio sul mercato sembra siano stati Acer, Samsung e Asus, seguiti subito da HP e, a ruota, da tanti altri, compreso la stessa Google con il, decisamente caro, Chromebook Pixel.
Dal punto di vista estetico il Chromebook non presenta alcuna differenza sostanziale rispetto a qualsiasi altro notebook: un display come coperchio superiore, una tastiera QWERTY e un touchpad nella parte inferiore, con le classiche porte posizionate ai bordi esterni.
La diversità è palese invece quando si accende il pc, trovandosi di fronte ad un sistema operativo, Chrome OS, al quale non si è per nulla abituati (al netto di sviluppatori e appassionati del settore), del tutto parallelo, e audacemente alternativo, a quello Windows.
Un sistema che consente di avere un computer tecnicamente molto valido per lo svolgimento di attività classiche, come invio di mail, navigazione in rete, social networking, blogging, ed anche di azioni complesse come editing fotografico e video e, perchè no, una partita a qualcuno dei giochi più noti (preferibilmente leggeri), ma tutto senza disporre del supporto software per compierle.
Una soluzione talmente alternativa a Windows e Mac che, superato lo scetticismo iniziale, ha differenziato sul serio Google dagli altri produttori-partner e ha consentito ai Chromebook di affermarsi prepotentemente sui mercati statunitensi ed asiatici e di affacciarsi anche sul Vecchio Continente.
I modelli Chromebook su Google