venerdì 3 febbraio 2017

Come si legge il rating: le scale di S&P


Chiusa la procedura di assegnazione del rating, abbiamo visto che esso viene poi reso noto con comunicato stampa sul sito ufficiale dell’agenzia interessata e attraverso le agenzie di stampa e i principali mezzi di informazione economica e finanziaria nazionali e internazionali.

Il rating viene assegnato secondo una scala i cui indicatori cambiano da agenzia a agenzia, ma sempre sulla base di una serie alfabetica.
Per Standard & Poor’s, tra le agenzie più note, i giudizi variano dalla tripla A, grado di solvibilità più elevata, a D, che indica un’evidente situazione di insolvenza.
I giudizi di Moody’s, anch’essa molto autorevole, spaziano tra Aaa, il migliore, e C, a segnalare un altissimo rischio di insolvenza. E così via, anche se con piccole variazioni, le scale adottate da Fitch e dalle altre agenzie internazionali.

La scala di S&P. Per fare un esempio concreto su come leggere i giudizi sulla solvibilità del debito possiamo osservare quelli di Standard & Poor’s, che, come anche tutte le altre agenzie, sviluppa l’analisi sotto due profili temporali diversi.

Nelle valutazioni di lungo termine il giudizio più elevato è AAA, che indica una capacità molto elevata dell’emittente di far fronte ai pagamenti; segue AA, indicante un rischio associato all’emittente molto basso e una sua alta capacità di onorare il debito, seguito a sua volta dalla A, che sta ad indicare emissioni poco rischiose e una lieve sensibilità della redditività dell’emittente alle dinamiche congiunturali.
Si passa poi alla tripla B, che sta ad indicare emissioni obbligazionarie caratterizzate da adeguati parametri protettivi, ma che in presenza di avverse condizioni economiche potrebbero presentare difficoltà nei pagamenti, a BB, che sancisce il passaggio dal campo investment grade a quello speculative grade, dove rappresenta il livello più sicuro (titoli piuttosto sensibili alle variazioni delle condizioni economiche o legate al rischio finanziario d’impresa). B rileva, invece, che al momento del giudizio l’emittente riesce a coprire i pagamenti connessi al debito, ma ciò in futuro potrebbe essere pregiudicato da avverse condizioni economiche o dal mutamento di fattori specifici all’impresa; CCC indica rischi di non onorabilità dei pagamenti che potrebbero perdurare nel tempo, CC che le obbligazioni emesse presentano rischi di insolvenza e C che potrebbe essere avviata anche una procedura fallimentare anche se il flusso corrente dei pagamenti è al momento regolare.
A chiudere la scala D, indicante una situazione di insolvenza dell’emittente: è assegnato quando i pagamenti non avvengono regolarmente alla scadenza prevista, anche se non è terminato il periodo di proroga.
Per specificare meglio la classificazione, i giudizi da AA a CCC potrebbero avere associato anche un “+” o un “-“.

Nelle analisi di breve periodo troviamo, nel campo investment grade, il rating A-1, che indica un ridotto rischio di insolvenza, A-2, ad indicare che la capacità dell’emittente di far fronte al debito è molto alta, ma anche che si evidenzia una leggera vulnerabilità alle variazioni dello scenario, e A-3, per il quale ci sono adeguati parametri di protezione al rischio ma anche una certa sensibilità al mutamento delle condizioni specifiche d’impresa o del quadro economico generale.
Con B si passa al campo speculative grade: al momento del giudizio l’emittente può far fronte agli impegni finanziari ma vi è incertezza riguardo al futuro. C indica che il flusso dei pagamenti è piuttosto vulnerabile alle dinamiche congiunturali e il rischio di insolvenza dipende sia da rischi specifici d’impresa sia da mutamenti del quadro economico generale. Chiude la scala D, che indica lo stato di default finanziario dell’emittente e la possibilità che sia già stata avviata una procedura fallimentare.