giovedì 31 dicembre 2015

Crimini economici: in Italia ne è vittima un'azienda su quattro



In Italia un’azienda su quattro è vittima di crimini economici e corruzione,
Un fenomeno che a livello mondiale colpisce un'azienda su tre e che nel nostro Paese, pur restando sotto la media rilevata su base globale, è in costante aumento, complice la crisi e l'impennata del numero delle frodi.
Gran parte delle responsabilità, rileva il Global Crime Survay 2014 di Pwc, sono quasi sempre addebitabili ad un senion manager e il danno arrecato all'impresa colpita spazia da uno a 75 milioni di euro.

Nella fase più cruenta della crisi (2012-2013), dalle cui morse il Belpaese, storicamente statico e poco propenso ad adeguarsi alle trasformazioni economiche e sociali che si registrano su scala globale, esce più lentamente di qualsiasi altro Stato europeo (e non solo), il numero delle frodi è aumentato dal 17% al 23%: un salto che avvicina l'Italia, comunque sotto la media mondiale del 37%, a realtà quali Arabia Saudita, Danimarca, Giappone, Hong Kong/Macao, Perù e Portogallo.
Nel 65% dei casi si tratta di reati di appropriazione indebita, ma aumentano sempre più i casi di cyber-crime e di frodi contabili e principali vittime, secondo gli oltre 5.000 questionari che Pwc ha raccolto in 95 Paesi, sono le aziende manifatturiere (67%), seguite da quelle attive nel settore energia e utilities (43%), logistica e trasporto (40%) e servizi finanziari (28%).

Il frodatore tipo interno è di sesso maschile, con età compresa tra 41 e 50 anni, da più di dieci anni in azienda, che ricopre un ruolo di senior manager e avente un titolo di studio tra diploma di scuola superiore e laurea, mentre quello esterno è, nel 67% dei casi, un cliente.
Oltre ai danni economici diretti, le aziende colpite evidenziano inoltre forti timori per i cosiddetti danni collaterali, non facili da quantificare in termini finanziari ma che pesano soprattutto sulla motivazione dei dipendenti (22%), la reputazione aziendale (17%) e il rischio di sanzioni da parte delle autorità di vigilanza (13%).

sabato 26 dicembre 2015

L'economia criminale: la connotazione economica del crimine



L'economia criminale: la connotazione economica del crimine


- l'analisi del crimine organizzato come impresa; 
- il ruolo cardine del riciclaggio; 
- l'inquinamento finanziario, economico e sociale; 
- le relazioni patologiche con l'economia reale e il mancato sviluppo delle aree dove l'impresa criminale si costituisce e prospera.

domenica 20 dicembre 2015

Operatività in leva: un esempio



Parlando di operatività in derivati abbiamo fatto ricorso al concetto di leva finanziaria, una delle principali caratteristiche di questo mercato e degli strumenti più diffusi oggi in Rete per garantire al piccolo risparmiatore la possibilità di fare trading senza impiegare grosse somme di denaro.
Un semplice esempio può chiarire meglio a cosa ci riferiamo ipotizzando di comprare un contratto che, tra un mese, dà il diritto di acquistare 100 grammi di oro a un prezzo fissato oggi di 4.000 €. 
Se volessimo comprare fisicamente l’oro ci toccherebbe sborsare 4.000 € e aspettare che il prezzo salga per rivenderlo. Se invece decidessimo di ricorrere ai derivati, anziché i 4.000 € ci occorrerebbe soltanto il capitale necessario per comprare il derivato. Ipotizzato 100 € il prezzo del derivato che ci da il diritto di comprare tra un mese 100 grammi d’oro a 4.000 €, se tra un mese il metallo prezioso vale 4.500 €, potremmo comprarlo e rivenderlo immediatamente, realizzando un guadagno di 500 €. Dedotti i 100 € del prezzo del derivato, con 100 € avremmo realizzato così un profitto di 400 €, il 400% dell’investimento effettivo. Gli stessi 500 €, senza ricorrere ai derivati e alla leva finanziaria, li avremmo guadagnati soltanto contro un investimento di 4.000 €, realizzando un profitto del 12,5%.
Se tuttavia l’oro nel frattempo si deprezza, arrivando a quotare 3.500 € alla scadenza del derivato, realizzeremmo invece una perdita pari a 500 €, alla quale sommare i 100 € effettivamente investiti, totalizzando dunque una debacle pari a 600 €, il 600% del nostro investimento.

L’esempio, per quanto elementare, rende l’idea dell’enorme rischiosità a carico dell’investitore e del sistema tutto correlata a questo tipo di funzionamento, perché per quanto sia ormai necessario operare in derivati e leva per garantire liquidità corrente in tutti gli ingranaggi dell’economia, l’utilizzo di leve molto elevate genera, come la storia, anche recentissima, insegna, bolle speculative che quando esplodono non possono che creare enormi buchi (spesso voragini) nei bilanci degli istituti di credito e dunque restrizione dei prestiti alle imprese e crollo dei mercati azionari, i principali canali di finanziamento dell’economia reale, con conseguente riduzione del valore della ricchezza delle famiglie e dei consumi (recessione economica).

Tratto da:

venerdì 18 dicembre 2015

La leva finanziaria




Una delle peculiarità del mercato dei derivati è la possibilità di operare in leva, vale a dire di effettuare un investimento che riguarda un elevato ammontare di risorse finanziare con un capitale effettivamente impiegato contenuto.
La leva finanziaria (leverage) è il rapporto tra il valore delle posizioni aperte ed il capitale investito.
Gli strumenti finanziari derivati consentono all’operatore di acquistare o vendere attività finanziarie per un importo superiore al capitale posseduto e di beneficiare, proprio grazie all’effetto leva, di un rendimento presumibilmente maggiore rispetto a quello che otterrebbe da un investimento diretto nel sottostante.
In altri termini, con un basso investimento, corrispondente, ad esempio, al costo di un’opzione o di un warrant, si ottiene una maggiore partecipazione alla performance dell’attività sottostante rispetto a quanto si realizzerebbe, a parità d’investimento, da un’analoga posizione acquisita sul mercato sottostante.
Ovviamente, così come attraverso l’utilizzo della leva finanziaria è possibile conseguire un rendimento maggiore rispetto a quello derivante da un investimento diretto nell’attività sottostante, è possibile, specularmente, che si possa incappare in perdite molto significative: l’effetto moltiplicatore della leva funziona infatti anche nel caso in cui l’investimento vada male.

lunedì 14 dicembre 2015

Derivati finanziari: Il mercato dei derivati e i contratti più diffusi

Derivati finanziari: Il mercato dei derivati e i contratti più diffusi


- Il mercato dei derivati e i contratti più diffusi. 
- Le origini e l'evoluzione storica. 
- Strategie di copertura e investimento. 
*L'offerta in Rete e la crisi dei subprime.

venerdì 11 dicembre 2015

Mercato dei cambi e Forex: il tasso di cambio



Il tasso di cambio è lo strumento fondamentale per operare sul Forex, il rapporto tra due divise, una al numeratore e l’altra al denominatore.
L’ordine di acquisto o di vendita, per consuetudine internazionale, è relativo alla valuta posta al numeratore.
In concreto, quindi, se si effettua un’operazione di acquisto sul cambio euro/dollaro Usa (eur/usd) vuol dire che si acquistano euro vendendo contestualmente il controvalore in dollari: si parla in questo caso di posizione rialzista (long) eur/usd. Se, viceversa, si vende il cambio eur/usd, si vendono euro e si comprano dollari statunitensi, assumendo una posizione ribassista (short).

Il rapporto di cambio tra due monete può essere identificato in due orientamenti, indicando quante unità di una servono per ottenere un’unità dell’altra o viceversa.
La valuta al numeratore è quella certa, mentre quella al denominatore, la cui quantità è suscettibile alle variazioni del prezzo, è la valuta incerta.
Oggi, per convenzione, l’euro è sempre la valuta certa, è sempre al numeratore del rapporto di cambio: i cambi che riguardano la divisa europea sono quindi quotati indicando quante unità di un’altra valuta occorrono per un euro.
La sterlina è al denominatore contro il solo euro, mentre è al numeratore contro tutte le altre valute.
Il dollaro Usa, invece, è al denominatore contro il dollaro australiano, l’euro e la sterlina, ma è al numeratore contro le restanti valute nazionali.

Prima dell’entrata in vigore dell’euro, la valuta di riferimento sul mercato Forex era il dollaro statunitense e le quotazioni che esprimevano la quantità di divisa locale necessaria per acquistare o vendere un dollaro erano definite ‘incerto per certo’. Viceversa, erano definite ‘certo per incerto’ se esprimevano la quantità di dollari Usa necessari per un quantitativo di divisa locale, una prassi ancora in auge per alcune quotazioni contro la divisa statunitense come quelle del dollaro australiano, di quello neozelandese e della sterlina inglese.
Dall’avvio dell’euro, tuttavia, tutte le valute, dollaro incluso, sono di prassi quotate come quantità di divisa necessaria per acquistare o vendere un euro e le quotazioni sono definite dunque di tipo ‘certo per incerto’: un cambiamento che esprime l’importanza e la forza della moneta che rappresenta l’economia potenzialmente più stabile su scala mondiale, quella della vecchia Europa.


Tratto da:

Valute e Forex: il mercato dei cambi

lunedì 7 dicembre 2015

Valute e mercato dei cambi: cos'è il Forex



Le transazioni sul mercato dei cambi hanno raggiunto volumi altissimi.
Lo scambio di moneta è una prerogativa del sistema economico mondiale, incentrato su continue e fittissime transazioni quotidiane attraverso il Forex, divenuto, a seguito dell’adozione di un sistema di cambi flessibili su base internazionale decretata dagli Usa nel 1974, il mercato più liquido, e speculativo, al mondo, capace di generare un giro d’affari quotidiano superiore ai 4 trilioni di dollari Usa.
Forex sta per FOReign EXchange, il mercato in cui si scambiano le diverse valute mediante un tasso di cambio, vale a dire il meccanismo con il quale si stabilisce il valore di una divisa in termini di un’altra.
L’importanza di questo mercato interbancario si basa sull’assunto che ogni transazione economico/finanziaria che coinvolge operatori di diversi Paesi (e moneta) deve necessariamente passare attraverso l’acquisto e la vendita delle rispettive valute.
Le ingenti masse di liquidità che questo sistema di scambi (funzionante 24/24 h) assicura, inoltre, hanno negli anni spinto sul Forex sempre più operatori attratti soprattutto dalle opportunità di speculazione pura che potenzialmente i grossi flussi finanziari in valuta consentono, al punto che oggi le operazioni sulle divise svincolate dai flussi commerciali rappresentano ben il 90% del totale degli scambi.


mercoledì 2 dicembre 2015