domenica 20 dicembre 2015

Operatività in leva: un esempio



Parlando di operatività in derivati abbiamo fatto ricorso al concetto di leva finanziaria, una delle principali caratteristiche di questo mercato e degli strumenti più diffusi oggi in Rete per garantire al piccolo risparmiatore la possibilità di fare trading senza impiegare grosse somme di denaro.
Un semplice esempio può chiarire meglio a cosa ci riferiamo ipotizzando di comprare un contratto che, tra un mese, dà il diritto di acquistare 100 grammi di oro a un prezzo fissato oggi di 4.000 €. 
Se volessimo comprare fisicamente l’oro ci toccherebbe sborsare 4.000 € e aspettare che il prezzo salga per rivenderlo. Se invece decidessimo di ricorrere ai derivati, anziché i 4.000 € ci occorrerebbe soltanto il capitale necessario per comprare il derivato. Ipotizzato 100 € il prezzo del derivato che ci da il diritto di comprare tra un mese 100 grammi d’oro a 4.000 €, se tra un mese il metallo prezioso vale 4.500 €, potremmo comprarlo e rivenderlo immediatamente, realizzando un guadagno di 500 €. Dedotti i 100 € del prezzo del derivato, con 100 € avremmo realizzato così un profitto di 400 €, il 400% dell’investimento effettivo. Gli stessi 500 €, senza ricorrere ai derivati e alla leva finanziaria, li avremmo guadagnati soltanto contro un investimento di 4.000 €, realizzando un profitto del 12,5%.
Se tuttavia l’oro nel frattempo si deprezza, arrivando a quotare 3.500 € alla scadenza del derivato, realizzeremmo invece una perdita pari a 500 €, alla quale sommare i 100 € effettivamente investiti, totalizzando dunque una debacle pari a 600 €, il 600% del nostro investimento.

L’esempio, per quanto elementare, rende l’idea dell’enorme rischiosità a carico dell’investitore e del sistema tutto correlata a questo tipo di funzionamento, perché per quanto sia ormai necessario operare in derivati e leva per garantire liquidità corrente in tutti gli ingranaggi dell’economia, l’utilizzo di leve molto elevate genera, come la storia, anche recentissima, insegna, bolle speculative che quando esplodono non possono che creare enormi buchi (spesso voragini) nei bilanci degli istituti di credito e dunque restrizione dei prestiti alle imprese e crollo dei mercati azionari, i principali canali di finanziamento dell’economia reale, con conseguente riduzione del valore della ricchezza delle famiglie e dei consumi (recessione economica).

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