lunedì 30 aprile 2018

Gli Index Fund (Fondi Indicizzati)

I fondi indicizzati (Index Fund), molto radicati negli Stati Uniti e di relativa recente diffusione in Europa, sono fondi la cui gestione è, di fatto, totalmente passiva.
La composizione del portafoglio è legata infatti a quella dell’indice del mercato di riferimento e, di conseguenza, non richiedono metodologie di costruzione e gestione molto complesse.

L’attività principale consiste nel formare un paniere di titoli che replichi il più fedelmente possibile in fatto di composizione percentuale la struttura del mercato scelto con l’obiettivo di conseguire un risultato in linea con quello del parametro di riferimento adottato.
Si ha poi un ribilanciamento periodico dei pesi dei titoli all’interno di esso secondo le variazioni registrate nel benchmark di riferimento o dal prezzo di un singolo titolo quando tali da modificare il suo peso nel portafoglio: un’attività di turnover, come intuibile, molto ridotta, che consente di abbattere costi di ricerca, analisi e gestione e, come accade per molti Index Fund, di evitare l’applicazione di commissioni di ingresso e uscita.

Per tali finalità i fondi passivi fanno ricorso a strumenti matematico-statistici che consentono di replicare gli indici di riferimento con un numero molto ridotto di asset.

Il metodo più elementare per la replica consiste nel prendere i titoli dell’indice, ordinarli per capitalizzazione o per flottante ed utilizzare i primi k titoli tra gli N totali dell’indice per costruire il portafoglio.
Un metodo molto efficace se gli indici hanno un’elevata concentrazione e i titoli una bassa correlazione tra loro, ma poco valido in caso di titoli correlati (perchè, ad esempio, appartenenti allo stesso settore.

Un metodo più efficace, basato sul Capital Asset Pricing Model (CAPM), è il beta matching. Esso, implementando una procedura di ottimizzazione lineare, permette di individuare i titoli capaci di replicare l’indice determinandone automaticamente i pesi.
Un grosso limite di tale metodo risiede nel rischio di poter assegnare ai titoli pesi del tutto inappropriati e di presentare problemi di stabilità dei coefficienti beta nel tempo.

Altro procedimento di selezione dei titoli è quello dell’ortogonalizzazione, volta ad individuare gli asset che spiegano la maggior parte della varianza dell’indice di riferimento ma poco correlati tra loro.
Tale procedura permette di individuare il titolo che determina l’indice R2 più elevato, vale a dire la capacità di spiegare le variazioni del benchmark più alta, e reiterando il procedimento usando i residui della regressione si determinano i singoli titoli utili per replicare il mercato. Restano esclusi i pesi da assegnare ai titoli individuati: a tal fine i metodi più diffusi consistono nel ricorso a pesi uniformi (capital weighted).

Il ricorso a tali tecniche, singole o combinate tra loro, rende spesso molto diversi tra essi i fondi passivi o indicizzati e più elevata è la rotazione dei titoli che le metodologie applicate comportano più diventa complicato mantenere i costi di gestione entro quelle soglie ridottissime che spesso, come accennato, siamo soliti associare a tali tipologie di strumenti.

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