domenica 7 aprile 2019

Derivati finanziari: un po' di storia (parte 1)

I derivati hanno origini molto remote. 
Formule semplici e spesso rudimentali di questi strumenti erano in uso già in epoca medievale e rinascimentale, anche, e spesso soprattutto, nelle città italiane allora esponenti di punta del commercio, e dell’economia, del vecchio continente europeo, sebbene gli studiosi arrivino ad identificare l’origine di questi contratti in ere davvero remote.

La dottrina statunitense identifica infatti il primo contratto su derivati addirittura nella Bibbia (Genesi, 29), e dunque 1700 anni prima di Cristo.
Secondo questa (forzatissima) ricostruzione Giacobbe avrebbe acquistato l’opzione di sposare l’affascinante Rachele dal padre Labano in cambio di sette anni di lavoro.
Al termine dei sette anni Labano gli diede in moglie la primogenita Lia, dallo sguardo “smorto”, anziché Rachele. Ma Giacobbe era fortemente intenzionato a sposare (anche) Rachele, della quale era perdutamente innamorato, e Labano gli concesse una seconda opzione, cioè il diritto di sposarla in cambio di altri sette anni di lavoro gratuito. 

Nella rilettura finanziaria di questo passo delle Sacre Scritture c’è dunque un primo derivato che si conclude in default e Giacobbe costretto a pagare il doppio del prezzo  convenuto (il lavoro con il decorrere del tempo si era deprezzato) per il trasferimento del “sottostante” (Rachele).

La storia antica offre una moltitudine di altri esempi di contratti derivati e nel 1164 si ha traccia del primo derivato stipulato da un ente locale: in cambio di un anticipo immediato,
Genova cedeva ad un istituto bancario (il Monte) le entrate fiscali future di alcuni anni. 

È tuttavia in età moderna che comincia una vera e propria diffusione di derivati, con l’ammissione alla negoziazione di contratti forward al Royal Exchange di Londa, cui seguiva la prima “bolla speculativa” con la “mania dei tulipani” olandese (1637), durante la quale il bulbo di tulipano, eletto a status symbol dai ceti abbienti, veniva scambiato a prezzi più volte superiori al reddito medio dei Paesi Bassi. 

Pochi anni dopo, intorno al 1650, al mercato del riso di Osaka venivano negoziati i primi futures e sempre nello stesso periodo, grazie all’interesse di un nutrito gruppo di cittadini facoltosi di assicurare (o “coprire”) gli investimenti sostenuti nelle spedizioni delle Compagnie delle Indie (la cui forma giuridica seguiva lo schema partecipativo delle moderne società per azioni), sulla Borsa di Amsterdam venivano già negoziate forme più complesse di futures e options. (continua)

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