sabato 13 aprile 2019

Derivati finanziari: un po' di storia (parte 2)

Il sistema dei derivati non tardò a diffondersi e, vista la complessità dei suoi connotati essenziali, a prestarsi a diversi eclatanti casi di frodi e abusi: se i fantasiosi meccanismi dei contratti negoziati ad Amsterdam furono oggetto delle velenose ed ironiche denunce del poeta e scrittore (oltre che filosofo, economista e commerciante) Josè Penso de la Vega (1650 - 1692) nel libro ‘Confusion de Confusiones’, scritto durante il suo esilio in Spagna dopo la fuga dalla capitale olandese per le persecuzioni religiose subite dal suo popolo (de la Vega era ebreo portoghese), a Londra nel 1773, a seguito di uno dei tanti scandali finanziari che hanno segnato la storia della capitale britannica, essi furono addirittura vietati (Barnard’s Act). Un divieto che si protrasse fino al 1860 e che anticipava molti contenuti del divieto di contrarre operazioni su derivati previsto per gli Enti locali italiani dall’art. 62 del d.lgs 25 giugno 2008, n. 112.

Ma i derivati erano ormai destinati ad un ruolo sempre più importante nel sistema economico occidentale e, mentre a Londra si era in piena austerity, nel 1821 veniva costituito il Liverpool Cotton Exchange, per i futures sul cotone, mentre nel 1848 veniva costituita la Chicago Board of Trade, uno dei più importanti mercati di contratti derivati (futures) sulle merci agricole (e sul grano in particolare), inizialmente con finalità di hedging e poi (anche) speculativa.
Questi contratti furono standardizzati nel 1865 e nel 1925 veniva creata la prima stanza di compensazione delle operazioni su tali strumenti.
Nascevano così i moderni contratti derivati negoziati su mercati regolamentati.
La definitiva consacrazione di questi strumenti si ebbe tuttavia soltanto nel 1972, quanto il presidente Richard Nixon decise l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dagli accordi di Bretton Woods e, dunque, il passaggio, di fatto, del sistema internazionale dei cambi da un regime a cambio fisso contro il dollaro (a sua volta correlato al prezzo dell’oro) ad un regime a cambi flessibili.
Una manovra che allentava la speculazione sul debito degli Stati Uniti, sotto pressione per l’andamento dei tassi di interesse e d’inflazione e, vista la manifesta impossibilità di convertire in oro tutti i dollari in circolazione alla base della decisione della Casa Bianca, dei tassi di cambio, e spingeva al ricorso massiccio a strumenti di protezione come i contratti derivati.

La crisi petrolifera dell’anno successivo fece vacillare l’intero sistema di equilibri economici e politici vigente, mettendo in seria discussione la leadership degli USA e a nudo l’esigenza di strumenti assicurativi (e speculativi) su scala globale.
Al Chicago Board Options Exchange, la piazza principale dove oggi si trattano opzioni su azioni, obbligazioni, monete, metalli e svariati indici di varia natura, dopo il primo mercato dei futures su valute (International Monetary Fund – 1972) nel 1973 esordivano le opzioni sulle azioni e l’anno successivo i futures sull’oro .
Contemporaneamente Londra, dopo aver “riabilitato” i derivati, si avviava a conquistare la leadership nel mercato dei futures.


Oggi il mercato dei derivati è costante punto di riferimento dell’economia globale.
È soprattutto attraverso l’analisi della dinamica di futures ed options che sono elaborate le previsioni di breve e medio periodo sull’andamento dei prezzi di un bene, di un settore economico o dell’economia di un Paese (o di un’intera area valutaria e dei suoi  principali Paesi partner a “rischio contagio”).
E ciò perché chi negozia grandi volumi di denaro su questi mercati è visto come depositario, e spesso lo è, di informazioni privilegiate e dunque in grado di anticipare quello che potrebbe diventare a breve il sentiment (o addirittura il trend) del mercato stesso.
E non è raro che gli operatori che movimentano grossi cifre sui mercati derivati coincidano con coloro che conducono importanti operazioni di compravendita sul sottostante, in modo da “inquinarne” la dinamica dei prezzi e tentare di “addomesticarne” il valore in prossimità di determinate a scadenze:  la storia recente ha purtroppo evidenziato diverse riedizioni degli scandali passati (i più noti quello MetallGesellShaf del 1993, il fallimento della Contea californiana di Orange County nel 1995, della Barings Bank nello stesso anno, del Long Term Capital Management nel 1998, della Enron nel 2001 e della Contea di Jefferson in Alabama nel 2011) e la stessa crisi esplosa nel 2008 ha visto in uno di questi contratti la propria miccia.

Dopo un tenue ed inevitabile rallentamento, il mercato dei derivati viaggia attualmente di nuovo a ritmi pre-crisi e la domanda dei principali prodotti da parte del sistema bancario, alleggeritosi di tanti contratti “tossici” nel frattempo, sembra destinata ad arrivare in doppia cifra, mentre il valore stimato dei derivati finanziari è oggi ben 10 volte il PIL mondiale.

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