lunedì 15 giugno 2015

I certificati di Credito del Tesoro (CcT): i titoli a “indicizzazione finanziaria”



I CcT sono titoli al portatore o all’ordine a medio-lungo termine emessi per la copertura del debito pubblico che forniscono un tasso variabile determinato aggiungendo una maggiorazione (spread) fissa al tasso di rendimento dei BoT.
Sono classificati, di conseguenza, titoli a “indicizzazione a finanziaria”.
Il meccanismo di indicizzazione prevede che la prima cedola venga fissata al momento dell’emissione, mentre quelle successive sono determinate sulla base del rendimento lordo, calcolato sul prezzo ufficiale d’asta dei BoT semestrali come risultante dall’ultima asta del mese precedente la maturazione delle stesse cedole.
Lo spread al rendimento dei BoT è stabilito dal Tesoro (MEF) al momento dell’emissione e resta fisso per l’intera durata del Certificato.
Con esso si remunera l’investitore per la minore liquidità di un CcT (che circolano in durate di 2, 5, 7 e 10 anni) rispetto ad un BoT: senza questa componente addizionale, infatti, il risparmiatore non avrebbe alcuna convenienza a “parcheggiare” il proprio capitale su un CcT anziché rinnovare periodicamente l’investimento in BoT.
Il collocamento dei CcT avviene tramite asta marginale presso gli istituti di credito e gli intermediari finanziari autorizzati e iscritti nell’apposito albo presso la Consob.
Come i BTp, anche questi sono ammessi d’ufficio alla quotazione in Borsa, a corso “secco”, il giorno successivo a quello dell’asta e possono essere negoziati sull’MTS.
Il rendimento dei CcT è di norma calcolato dagli organi di informazione specializzati come tasso di rendimento effettivo a scadenza: l’ipotesi di base, molto semplicistica, è che le cedole future, delle quali non si conosce l’importo, vengano determinate sulla base dei rendimenti (costanti) delle aste dei BoT.

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