domenica 14 ottobre 2018

Bilancio dello Stato: norme e composizione


Il bilancio dello Stato è un documento che elenca ordinatamente le entrate e le spese dello Stato in un determinato periodo di tempo.
Nel nostro Paese è annuale o pluriennale e l’anno finanziario su cui si calcola corrisponde all’anno civile.

L’insieme delle operazioni effettuate in un dato anno finanziario è definito esercizio finanziario.

Sulla base dell’esercizio a cui si riferisce, il bilancio può essere:

- Preventivo: riguarda le entrate e le spese che si prevede di riscuotere nell’esercizio successivo.
Si predispone prima dell’anno finanziario di riferimento, in mode che il Governo si attenga al programma delle entrate e delle spese previste.

- Consuntivo: si riferisce ad un anno trascorso.
Con esso si valuta l’attività finanziaria dello Stato, motivo per il quale si definisce anche “rendiconto finanziario”.

A seconda del contenuto, esso può essere:

- di competenza, quando comprende le entrate da riscuotere e le spese da pagare nel corso dell’esercizio.
Le entrate e le spese si contabilizzano indipendentemente da quando si realizzerà la riscossione e/o il pagamento.

- di cassa: riporta le entrate effettivamente riscosse e le uscite effettivamente pagate durante l’esercizio finanziario.


Teorie sul bilancio dello Stato

Il bilancio dello Stato raffigura la dimensione dell’intervento pubblico in economia.
La sua importanza, quindi, dipende dalle politiche economiche del Paese in quel periodo.
Motivo per il quale sono state elaborate diverse teorie su esso.

Teoria del bilancio in pareggio.
Si basa sul principio della finanza neutrale, collegata alla concezione classica della finanza pubblica come sistema a sé stante, senza interferenze con il mercato.
Per essa il bilancio diventa un documento di sola esposizione contabile delle operazioni compiute e lo Stato deve ridurre al minimo il suo intervento nell’economia, gestendo soltanto le attività istituzionali e finanziandole senza produrre ulteriore debito.

Teoria del doppio bilancio.
Per questa teoria il bilancio corrente dovrebbe chiudersi annualmente in pareggio, in quanto entrate e spese correnti esaurirebbero i loro effetti durante l’esercizio finanziario, mentre è il bilancio in conto capitale, che comprende investimenti pluriennali, che può essere in deficit.
Deficit che è ammesso in quanto gli investimenti pluriennali aumentano la capacità produttiva del sistema.

Teoria del bilancio ciclico.
Sulla base di tale teoria i bilanci devono compensare l’andamento del ciclo economico, con l’obiettivo di mitigare le fluttuazioni che compromettono l’equilibrio del sistema.
In altri termini, nelle fasi economiche espansive il bilancio deve generare avanzi, che saranno poi destinati a finanziare le spese e gli investimenti durante le fasi recessive del ciclo, nelle quali sarà possibile chiudere in deficit.

Teoria del bilancio funzionale.
SI tratta della teoria di John Maynard Keynes.
Secondo l’economista, uno dei più influenti della storia e spesso chiamato in causa, purtroppo, anche per legittimare manovre a dir poco deleterie per le generazioni future o che addirittura si sono rilevate funzionali a tragici conflitti bellici, il bilancio è uno strumento per realizzare gli obiettivi di politica economica e un mezzo per sostenere la domanda globale, che si può sostenere mediante l’aumento della spesa pubblica durante le fasi di recessione e tramite l’aumento delle entrate durante quelle di crescita.
Gli obiettivi da raggiungere per Keynes sono lo sviluppo stabile del reddito e la distribuzione di questo fra le classi sociali.
Tuttavia, la teoria che gode di  maggior diffusione tra quelle elaborate dagli economisti di scuola keynesiana è quella di Haavelmo, il quale sostiene che si può intervenire sul sistema economico mantenendo comunque il bilancio in pareggio, modificando soltanto la composizione qualitativa delle entrate e delle spese.


Il bilancio dello Stato in Italia

Il bilancio e il sistema contabile italiano hanno subito varie trasformazioni negli anni, in modo da rispondere alle esigenze della finanza moderna.

Gli interventi di riforma dello Stato susseguitisi negli anni hanno avuto il fine dichiarato di:

Consentire la partecipazione al Parlamento alla gestione del bilancio;
Razionalizzare l’intervento dello Stato;
Ridurre la rigidità del bilancio.

I riferimenti normativi più importanti in materia sono:

- Art.81 della Costituzione, come modificato dall’art.1 della legge costituzionale 20 aprile 2012 n.1 in modo da recepire le norme del Fiscal Compact e il Trattato sulla stabilità dell’Unione economica europea.
“Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.”

- DEF, il Documento di economia e finanza.
È il principale documento della programmazione economico-finanziaria dello Stato.
Il governo presenta annualmente il DEF al Parlamento entro il 10 aprile.
Esso è diviso in tre sezioni:
1) Schema del programma di stabilità, in cui si illustrano le previsioni di finanza pubblica di lungo periodo;
2) Rappresentazione dei dati relativi alla macroeconomia;
3) Schema del Programma Nazionale di riforma, con il quale si definiscono gli interventi da adottare per la crescita del Paese.

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