domenica 3 luglio 2016

Storia del debito pubblico italiano: il trend di fondo


La storia del debito pubblico italiano, anche se più datata rispetto a quella di altri Paesi, conferma, a partire dall’Unità d’Italia del 1861, la tendenza generale a finanziare in deficit la spesa per la costruzione degli Stati nazionali.
Trend che in Italia ha fatto registrare una brusca accelerata dalla seconda guerra mondiale in poi, quando si è radicalizzata nel sistema nazionale la prassi di convivere con un costante (e sempre più fuori controllo) disavanzo di bilancio e che è diventato ancor più evidente negli anni Settanta con la messa in atto di importanti programmi di spesa a fronte del doppio shock petrolifero che aveva di fatto bloccato l’economia mondiale e l’abbandono del cambio fisso contro il dollaro decretato dagli Usa e fonte di forti speculazioni sulle valute (e le economie) dei singoli Stati. La prassi è diventata così quella di pagare gli interessi sul debito producendo altro debito o stampando nuova moneta, riducendo così drasticamente il potere d’acquisto della lira al punto di farne desiderare l’abbandono (pensando agli stipendi italiani di operai e impiegati, emblematico il passaggio da 1000 lire al mese ad un milione in soli dieci anni registrato dai primi degli anni ’70 ai principi degli ’80 del secolo scorso), oltre quella di ricorrere a margini di spesa anticipati sulla base di previsioni fin troppo ottimistiche per le variabili macroeconomiche prese in considerazione e il cui andamento si è poi dimostrato del tutto opposto e fonte di ulteriore deficit.

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