martedì 21 aprile 2020

Emergenza coronavirus: già 3,4 milioni le famiglie italiane che hanno perso più della metà delle entrate. Oltre un milione quelle a reddito zero


L’emergenza coronavirus ha costretto milioni di italiani a blindarsi in casa e le ripercussioni, già drammatiche sul piano sociale, non si sono fatte attendere anche dal punto di vista economico.
Da un’indagine condotta da mUp Research e Norsta per conto di Facile.it su un campione di quasi 18,5 milioni di famiglie italiane, 10.800.000 (il 58,6%) ha dichiarato di aver registrato un calo del proprio reddito.

Di esse, nello specifico, il 12,1% (più di 2.200.000) ha dichiarato di aver perso più del 50% del reddito familiare e il 6,4% di aver visto svanire la totalità delle entrate.
Stiamo parlando, quindi, di 3,4 milioni di famiglie che hanno visto più che dimezzare le proprie entrate, con quasi 1.180.000 precipitate in una condizione di “reddito zero”.

Dal punto di vista territoriale il calo dei redditi ha interessato l’Italia tutta, con picchi al Sud e nelle isole.
Qui la perdita totale di entrate ha riguardato il 7,5% degli intervistati, mentre ammonta al 12,7% la percentuale di coloro che hanno visto i loro introiti più che dimezzarsi.



Realtà e prospettive.
Il 19,4% di coloro che hanno partecipato all’indagine, vale a dire circa 3.586.000 famiglie, già si dichiara in una situazione di difficoltà economica, mentre il 38,7%, cioè 7.148.000 famiglie, pur non reputandosi in questo momento in difficoltà, stima che ci si troverà a breve se la situazione non registrerà miglioramenti.

Anche in questo caso la situazione sembra più difficile nel Mezzogiorno, dove le famiglie che hanno dichiarato di essere già ora in difficoltà economiche ammontano al 23%.

Sono, invece, concentrate soprattutto nel Nord-Ovest del Paese le famiglie che hanno dichiarato di potersi trovare a breve in difficoltà se non miglioreranno le cose (45,4%).

La drammatica situazione di professionisti, autonomi e PMI.
La ricerca evidenzia, inoltre, come la crisi innescata dalla pandemia abbia colpito in modo a dir poco drastico liberi professionisti, piccole e medie imprese e autonomi.
Il 23,6% di questi ha infatti dichiarato una riduzione del 50% del reddito familiare e il 12,1% di aver addirittura perso la totalità delle entrate.
La percentuale di coloro appartenenti a queste categorie che ha visto sparire l’intero reddito è quasi il doppio rispetto alla media nazionale (quel 6,4% già indicato in precedenza) e tripla in confronto a coloro assunti come dipendenti (3,8%).

Il 23% degli autonomi ha inoltre dichiarato di essere già oggi in difficoltà economica e il 52%, rispetto ad una media nazionale del 38,7%, ha ammesso che ci si potrebbe trovare a breve se le cose non miglioreranno.

Gli aiuti di Stato più richiesti e quelli ritenuti più utili.
Per fronteggiare le difficoltà, il 13,1% delle famiglie intervistate (2.400.000) ha dichiarato di aver fatto ricorso ad una o più misure introdotte dai decreti del Governo.
Nell’ambito degli interventi per i quali hanno potuto optare per aderirvi o meno, lo strumento più utilizzato è stato il bonus da 600 euro per autonomi e partite Iva (48,7% di chi ha fatto ricorso agli aiuti di Stato), seguito (13,2%) dal prolungamento della validità della Rc auto o moto e dell’obbligo di revisione e (9,8%) dalla possibilità di sospendere le rate del mutuo.

Per quanto riguarda gli interventi ritenuti più utili, primeggia (58,2%) il divieto di licenziamenti e l’ampliamento della cassa integrazione, seguito (47,5%) dal bonus di 600 euro per autonomi e partite Iva, dalla possibilità di sospendere le rate del mutuo (39,2%) e dall’istituzione del fondo di garanzia per i prestiti alle imprese (29,7%).

Gli interventi fai da te.
Infine, il 53% delle famiglie intervistate ha dichiarato di aver adottato (e/o di essere intenzionato a farlo) misure specifiche per fronteggiare l’attuale momento economico.
Il 28% degli intervistati, 5.269.000 famiglie, ha dichiarato di aver attinto ai propri risparmi, il 21,8% che sta cercando di ridurre le spese legate al cibo e il 16,6% di essersi impegnato a ridurre i costi delle principali voci di spesa domestiche risparmiando, ad esempio, sulle utenze di luce e gas e sulle tariffe di telefonia mobile o fissa.

Solo il 2,2% delle famiglie, per ora, ha chiesto un prestito, percentuale che tuttavia arriva al 4,4% per quelle dei lavoratori autonomi.

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