domenica 3 marzo 2019

Cosa guardano gli operatori: le politiche monetarie

Le politiche monetarie hanno un ruolo fondamentale nella determinazione del valore di una valuta rispetto ad un’altra.
Alla politica monetaria spetta di solito la stabilità dei prezzi, condizione essenziale per ogni altra finalità di politica economica (sviluppo, occupazione e crescita), e per riuscirci le Banche Centrali, cui spetta la politica monetaria (più o meno di concerto con il ministero del Tesoro), possono intervenire su due strumenti cardini dell’economia: i tassi d’interesse e il quantitativo di moneta in circolazione.

Secondo la combinazione degli strumenti in dotazione alle Banche centrali, le politiche monetarie possono distinguersi in espansive e restrittive.

Sono politiche monetarie espansive quelle che attraverso una riduzione dei tassi di interesse e/o un aumento dell’offerta di moneta vogliono stimolare investimenti e produzione.
Rientrano ad esempio tra queste le operazione di quantitative easing (QE) a cui hanno fatto ricorso in questi anni di crisi, e con diverse modalità, la Federal Reserve, la Bank of Japan e la Banca Centrale Europea.

Sono invece restrittive quelle politiche monetarie orientate al contenimento del tasso d’inflazione o del disavanzo pubblico mediante la riduzione della moneta circolante e l’aumento dei tassi di interesse.

Le Banche centrali operano soprattutto attraverso operazioni di mercato aperto, acquistando o vendendo titoli (obbligazioni statali, di norma), in modo da impattare sui tassi d’interesse e sulla base monetaria a brevissimo termine e cercare di orientare il mercato monetario, creditizio e finanziario verso gli obiettivi prefissati anche nel più lungo periodo, ma per far fronte a situazioni di elevato rischio possono ricorrere anche a strumenti “non convenzionali” (come le LTRO, le operazioni di rifinanziamento a lungo termine negoziate dalla BCE con le banche commerciali in due aste aperte a dicembre 2011 e febbraio 2012).

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