La forte
interdipendenza tra una valuta e l’economia del Paese (o dell’area) di cui è
essa è espressione concentra l’attenzione degli investitori sulle variabili macroeconomiche reputate più idonee a fotografarla.
Per il mercato, e
per il Forex in particolare, non esiste tuttavia un valore assoluto di un dato
e ci sono dati economici sicuramente più importanti di altri ma il cui rilievo
in un dato momento dipende anche, e soprattutto, dalla congiuntura del periodo.
La reazione del
mercato Forex alla pubblicazione dei dati sull’economia di un Paese, inoltre,
non è lineare e scontata come si possa erroneamente credere: un risultato
superiore o inferiore alle previsioni, ad esempio, genera certamente una serie
di aspettative (positive o negative) e queste possono anche a loro volta
trovare largo consenso tra i protagonisti del mercato dei cambi e far
sottendere una decisa rivalutazione (o deprezzamento) della divisa interessata;
ma non è raro, in concomitanza dell’annuncio ufficiale, osservare andamenti
grafici di segno diametralmente opposti a quelli prospettati perché una grossa
fetta degli operatori ha già anticipato il rialzo (o il ribasso) delle
quotazioni della moneta e sta generando profitti.
La componente speculativa che accompagna i mercati finanziari è infatti molto più marcata sul Forex.
La componente speculativa che accompagna i mercati finanziari è infatti molto più marcata sul Forex.
Fatte queste brevi
premesse, tra le variabili macroeconomiche più importanti per gli investitori
mondiali e gli operatori sul mercato dei cambi si evidenziano i cosiddetti
market mover, gli indicatori e le notizie cioè in grado di condizionare
l’andamento del mercato valutario.
L’attenzione, in particolare, è soprattutto per i principali market mover Usa, capaci di influenzare il dollaro e, quindi, il mercato dei cambi in generale.
L’attenzione, in particolare, è soprattutto per i principali market mover Usa, capaci di influenzare il dollaro e, quindi, il mercato dei cambi in generale.
Bilancia commerciale. È il rapporto dettagliato
delle importazioni e delle esportazioni di beni e servizi per prodotto e Paese
pubblicato mensilmente, sei settimane dopo la chiusura del mese.
Per le fluttuazioni del dollaro contro le altre valute e la dipendenza da fattori stagionali l’indicatore è caratterizzato da elevata volatilità.
Per le fluttuazioni del dollaro contro le altre valute e la dipendenza da fattori stagionali l’indicatore è caratterizzato da elevata volatilità.
Gross Domestic
Product (GDP). È la misura aggregata dell’andamento dell’economia degli Stati Uniti,
l’equivalente del nostro Prodotto interno lordo (Pil). È pubblicato su base
trimestrale, il mese dopo la chiusura del trimestre di riferimento, la terza o
quarta settimana del mese.
Le componenti principali del Gross domestic product, espresso in tassi di crescita trimestrali annualizzati, sono consumi, investimenti, spesa pubblica e esportazioni nette (export-import).
Con questo tasso viene pubblicato anche il deflatore Gdp, che indica la variazione dei prezzi (inflazione) in relazione alla produzione totale nazionale.
Le componenti principali del Gross domestic product, espresso in tassi di crescita trimestrali annualizzati, sono consumi, investimenti, spesa pubblica e esportazioni nette (export-import).
Con questo tasso viene pubblicato anche il deflatore Gdp, che indica la variazione dei prezzi (inflazione) in relazione alla produzione totale nazionale.
Beige Book. Il Beige book è il
report sulle condizioni generali dell’economia Usa che le dodici sezioni della
Federal Reserve pubblicano 8 volte l’anno, di mercoledì, due settimane prima
del meeting del Fomc (Comitato federale del mercato aperto) per l’annuncio dei
tassi di riferimento.
ll Beige Book è generalmente composto da relazioni di direttori di banca e filiale, interviste a personaggi chiave del mondo degli affari, economisti ed esperti di mercato ed è fornito ai membri del Fomc con il Green Book e il Blue Book, relazioni contenenti le previsioni della Fed circa l’economia degli Stati Uniti.
Rapporto di Politica Monetaria. È una relazione del Consiglio dei governatori della Federal Reserve presentato al Congresso Usa due colte l’anno, nel mese di febbraio e in quello di luglio.
La prima parte del report sintetizza le recenti decisioni politiche del governo e l’impatto che ci si attende da esse, la seconda affronta gli ultimi sviluppi economici e finanziari del Paese.
ll Beige Book è generalmente composto da relazioni di direttori di banca e filiale, interviste a personaggi chiave del mondo degli affari, economisti ed esperti di mercato ed è fornito ai membri del Fomc con il Green Book e il Blue Book, relazioni contenenti le previsioni della Fed circa l’economia degli Stati Uniti.
Rapporto di Politica Monetaria. È una relazione del Consiglio dei governatori della Federal Reserve presentato al Congresso Usa due colte l’anno, nel mese di febbraio e in quello di luglio.
La prima parte del report sintetizza le recenti decisioni politiche del governo e l’impatto che ci si attende da esse, la seconda affronta gli ultimi sviluppi economici e finanziari del Paese.
Rapporto del Federal Open Market Commitee
(FOMC). È la sintesi della
situazione economia negli Usa, il documento che fissa il livello del tasso di
interesse-chiave e annuncia quanto farà la Federal Reserve sui mercati dei
titoli di Stato.
Il Fomc, costituito da 7 membri del consiglio e 5 dei 12 presidenti di banca regionali, tra cui il presidente della Federal Reserve Bank of New York, si riunisce otto volte l’anno, stilando il rapporto ogni sei settimane, di martedì e mercoledì e pubblicando il verbale della riunione tre settimane più tardi.
Il Fomc, costituito da 7 membri del consiglio e 5 dei 12 presidenti di banca regionali, tra cui il presidente della Federal Reserve Bank of New York, si riunisce otto volte l’anno, stilando il rapporto ogni sei settimane, di martedì e mercoledì e pubblicando il verbale della riunione tre settimane più tardi.
Producer Price Index
(PPI). Indica il tasso di variazione dei prezzi del settore manifatturiero,
l’indice dei prezzi alla produzione dell’economia Usa, pubblicato mensilmente,
due settimane dopo la fine del mese.
Rilasciato dal Dipartimento del Lavoro mensilmente, il Ppi, riferito ad un paniere prefissato di beni capitali e di consumo destinato ai produttori, include gli indicatori dei prezzi dei beni coinvolti in tutte le fasi del ciclo produttivo: di particolare interesse quelli riferiti ai prezzi dei beni finiti e di quelli pronti per la vendita.
Ad esso si è soliti associare il Ppi core, utilissimo per individuare il trend dei prezzi alla produzione di beni e servizi dal punto di vista del venditore in quanto esclude le categorie food e energy, entrambe caratterizzate da un’elevata volatilità dei prezzi. Motivo quest’ultimo per il quale l’indice è ritenuto un indicatore chiave dell’inflazione al consumo.
Rilasciato dal Dipartimento del Lavoro mensilmente, il Ppi, riferito ad un paniere prefissato di beni capitali e di consumo destinato ai produttori, include gli indicatori dei prezzi dei beni coinvolti in tutte le fasi del ciclo produttivo: di particolare interesse quelli riferiti ai prezzi dei beni finiti e di quelli pronti per la vendita.
Ad esso si è soliti associare il Ppi core, utilissimo per individuare il trend dei prezzi alla produzione di beni e servizi dal punto di vista del venditore in quanto esclude le categorie food e energy, entrambe caratterizzate da un’elevata volatilità dei prezzi. Motivo quest’ultimo per il quale l’indice è ritenuto un indicatore chiave dell’inflazione al consumo.
Consumer Price Index
(CPI). Misura il tasso di variazione dei prezzi al consumo ed è pubblicato
mensilmente, due settimane dopo la fine del mese.
È riferito ad un paniere di beni e servizi destinati ai consumatori finali ed è uno dei principali indici per osservare l’inflazione Usa, motivo per il quale viene utilizzato dal Governo federale per decidere le politiche economiche da mettere in atto per prevenire l’inflazione, calcolare il Pil e decidere quali programmi adottare in materia di welfare e assistenza.
Il Cpi viene elaborato dal Dipartimento del Lavoro sulla base delle informazioni sui prezzi al dettaglio di 23mila imprese che servono 14.500 famiglie statunitensi.
I prezzi riguardano un campione di beni e servizi mentre i pesi utilizzati dal Dipartimento rappresentano le stime relative alla quota delle differenti tipologie di spesa in percentuale al totale delle spese coperte dall’indice.
L’indice include le imposte sulle vendite ma non quelle sul reddito, mentre il paniere utilizzato è rappresentativo dell’87% della popolazione Usa.
Il Cpi, tuttavia, non include i prezzi degli investimenti in azioni e obbligazioni, anche se taluni investimenti possano rientrare tra i prodotti assicurativi, non tiene conto della spesa dei consumatori statunitensi all’estero e di quella dei consumatori stranieri negli Stati Uniti e nella sua costruzione non prende in considerazione alcune categorie sociali come i gruppi straordinariamente ricchi o quelli ben al di sotto della soglia di povertà, oltre che escludere gran parte della popolazione rurale poiché rappresentativo soprattutto delle abitudini di consumo delle famiglie urbane.
Come per il Cpi, infine, anche al Ppi viene associato un tasso core che non tiene conto, data la loro eccessiva volatilità, dei beni alimentari e dei costi energetici, sulla base del quale la Federal Reserve adotta le proprie decisioni sui tassi di interesse.
È riferito ad un paniere di beni e servizi destinati ai consumatori finali ed è uno dei principali indici per osservare l’inflazione Usa, motivo per il quale viene utilizzato dal Governo federale per decidere le politiche economiche da mettere in atto per prevenire l’inflazione, calcolare il Pil e decidere quali programmi adottare in materia di welfare e assistenza.
Il Cpi viene elaborato dal Dipartimento del Lavoro sulla base delle informazioni sui prezzi al dettaglio di 23mila imprese che servono 14.500 famiglie statunitensi.
I prezzi riguardano un campione di beni e servizi mentre i pesi utilizzati dal Dipartimento rappresentano le stime relative alla quota delle differenti tipologie di spesa in percentuale al totale delle spese coperte dall’indice.
L’indice include le imposte sulle vendite ma non quelle sul reddito, mentre il paniere utilizzato è rappresentativo dell’87% della popolazione Usa.
Il Cpi, tuttavia, non include i prezzi degli investimenti in azioni e obbligazioni, anche se taluni investimenti possano rientrare tra i prodotti assicurativi, non tiene conto della spesa dei consumatori statunitensi all’estero e di quella dei consumatori stranieri negli Stati Uniti e nella sua costruzione non prende in considerazione alcune categorie sociali come i gruppi straordinariamente ricchi o quelli ben al di sotto della soglia di povertà, oltre che escludere gran parte della popolazione rurale poiché rappresentativo soprattutto delle abitudini di consumo delle famiglie urbane.
Come per il Cpi, infine, anche al Ppi viene associato un tasso core che non tiene conto, data la loro eccessiva volatilità, dei beni alimentari e dei costi energetici, sulla base del quale la Federal Reserve adotta le proprie decisioni sui tassi di interesse.
Ordini di beni
durevoli. È uno dei dati più immediati per misurare le condizioni del settore
manifatturiero. Pubblicato su base mensile, da tre a quattro settimane dopo la
fine del mese, indica il volume di nuovi ordini di beni durevoli, vale a dire
beni con almeno tre anni di vita tecnica, e la sua componente nondefense capital goods, calcolata al
netto degli ordini proveniente dal settore della difesa, occupa grosso rilievo
nelle analisi degli investitori nazionali ed internazionali.
Quest’ultima versione è un ottimo indicatore per stimare le prospettive dell’industria, del mercato del lavoro e la fiducia degli operatori al dettaglio nella crescita dell’economia nazionale.
Vendite al dettaglio. È un indice pubblicato su base mensile, 15 giorni dopo la fine del mese, che misura l’andamento delle vendite al dettaglio di beni durevoli e di consumo. Da esso sono escluse le vendite nei servizi.
Il focus è sul valore delle vendite al dettaglio depurato del settore auto, retail sales ex auto, in quanto molto volatile, fornendo indicazioni sui consumi delle famiglie.
Produzione industriale. È il valore complessivo della produzione industriale nazionale, la cui componente fondamentale è il manifatturiero. È pubblicato mensilmente, 15 giorni dopo la chiusura del mese, e misura la variazione dell’output dei settori manifatturiero, estrattivo, del gas e dell’elettricità con riferimento alla quantità fisica prodotta.
Con esso viene pubblicato anche il tasso di utilizzo della capacità produttiva, indicante il grado di impiego corrente delle risorse disponibili per l’attività produttiva. (continua)
Quest’ultima versione è un ottimo indicatore per stimare le prospettive dell’industria, del mercato del lavoro e la fiducia degli operatori al dettaglio nella crescita dell’economia nazionale.
Vendite al dettaglio. È un indice pubblicato su base mensile, 15 giorni dopo la fine del mese, che misura l’andamento delle vendite al dettaglio di beni durevoli e di consumo. Da esso sono escluse le vendite nei servizi.
Il focus è sul valore delle vendite al dettaglio depurato del settore auto, retail sales ex auto, in quanto molto volatile, fornendo indicazioni sui consumi delle famiglie.
Produzione industriale. È il valore complessivo della produzione industriale nazionale, la cui componente fondamentale è il manifatturiero. È pubblicato mensilmente, 15 giorni dopo la chiusura del mese, e misura la variazione dell’output dei settori manifatturiero, estrattivo, del gas e dell’elettricità con riferimento alla quantità fisica prodotta.
Con esso viene pubblicato anche il tasso di utilizzo della capacità produttiva, indicante il grado di impiego corrente delle risorse disponibili per l’attività produttiva. (continua)
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