lunedì 11 aprile 2016

CM 01/02: 2001/02, prove tecniche di un’odissea



Avevo alleggerito gli allenamenti e la squadra sembrava in gran forma. Già tutti, o quasi, “carichi” per affrontare almento 50/60 minuti di calcio giocato.
Nella prima amichevole, contro il Piacenza in trasferta, prestazione straordinaria di Mijatovic e Di Livio, subentrato ad Amoroso dal 1° minuto della ripresa, pessima quella di Taglialatela, oscurata ancor più dall’ottimo secondo tempo di Manninger, sopra la media tutta la difesa, nonostante fossimo andati sotto 2-0 nei primi 10’ iniziali. Anonimi Chiesa e Nuno Gomes e più che “pimpanti” Leandro e Vakouftsis, in campo al loro posto dall’80’.
Un 3 a 2 finale frutto, in estrema sintesi, di due papere di Taglialatela e una tripletta di Mijatovic

Tre giorni dopo il Siena al Franchi, stessa impostazione e Di Livio al posto di Mijatovic e Pierini in quello di Repka.
Ancora un pessimo Taglialatela nel primo tempo ed un ottimo Manninger nel secondo. Di Livio nella ripresa l’avevo spostato nella posizione di Cois, infortunatosi, e Marco Rossi era entrato per coprire la fascia destra. Baronio era subenrato ad Amoroso, a rischio infortunio, e segnato su punizione, mentre Ezequile Gonzalez s’era fatto espellere già al 39’, con Vanoli che aveva dovuto quindi coprire l’intero lato sinistro del campo, finché stremato aveva ceduto il posto al 70’ il posto ad Agostini. Tarozzi e Ficagna aveva sostituito, ben figurando, Adani e Pierini.
2 a 1 finale con nuova papera di Taglialatela e gol di Di Livio con una fuga in contropiede mentre rischiavamo il 2-0 e, come anticipato, Baronio su calcio piazzato (una sua specialità nella sua scheda targata CM 01/02).

Altri due giorni ed ecco la sfida amichevole con il Real Madrid.
Ancora Taglialatela titolare (cercavo di farlo giocare con insistenza perché era evidente che lo stato di forma risentisse della tanta inattività del talentuoso portiere patita al Napoli), Vanoli, stanco ma schierato comunque in campo, Torricelli, Adani, Repka (pienamente recuperato) centrali di difesa, Mijatovic centrocampista destro, Ezequiel Gonzalez, che già manifestava un forte desiderio di andare via attravreso dichiarazioni del tipo ‘crede di avere fatto un grosso sbaglio ad essersi trasferito in Italia’ alternate ad altre come ‘preoccupato dallo stato finanziario della società’, a sinistra, Cois e Di Livio centrocampisti centrali, Chiesa e Nuno Gomes in attacco.
In panchina Manninger, Pierini, Moretti, Agostini, Marco Rossi, Baronio, Maurizio Ganz (trovato in squadra decisamente fuori forma e finalmente recuperato), Leandro e Rossitto.
Avevo portato in Spagna, almeno credevo in quel momento, i 22 con cui contavamo di ritornare in alto in campionato dopo il deludente 9° posto dell’anno precedente e ben figurare in coppa Uefa (e in coppa Italia). Aria da fallimento permmettendo.
Il Real andava subito in vantaggio e la partita sembrava dovesse concludersi in una debacle, tanto eravamo aggredibili e “molli”.
L’ingresso, e le ottime performance, di Manninger per Taglialatela e quello di Baronio per Cois, con le grandi prestazioni di Di Livio, un gol dopo una lunga fuga e doppio scambio con Chiesa, e Mijatovic, doppietta per l’ex madrinista, singevano invece la squadra alla vittoria finale di 3 a 2.

Anche le successive amichevoli confermavano un Di Livio già in forma smagliante e straordinariamente versatile (forse addirittura più di quello vero) e Mijatovic il fuoriclasse che avevamo potuto ammirare molto prima che arrivasse in Italia, ma anche le frequenti “amnesie” di Taglialatela e le troppe “distrazioni” sotto porta di Nuno Gomes e Chiesa, fino a quel momento entrambi brutta copia di sé stessi, soprattutto in fatto di vena realizzativa.

Non potevo ignorare quanto fosse "amaro" inseguire sempre l’avversario e, pur tifoso di Pino, quello vero, provavo a riscattare Manninger, in prestito dall’Arsenal.
I “Gunners” non sembravano intenzionati a cedere il portierone e nel frattempo Mijatovic era finito nel mirino di diversi big impegnati in Champions.
I fondi per i traferimenti, complice un monte ingaggi e un numero di tesserati più che elevato, stavano però riducendosi e decidevo di accelerare per Manninger.
Dopo un tira e molla protrattosi per oltre due settimane, riuscivamo a riscattarlo per 3,7 milioni di euro (avevo impostato la valuta unica come divisa di riferimento ma non eravamo ancora entrati nel regime monetario attuale).
Durante le negoziazioni per il numero uno austriaco avevo anche ricevuto un’offerta da 15 milioni per Mijatovic e avevo immediatamente rilanciato a 19,5: mi riscoprivo propenso a cedere il fuoriclasse della squadra senza nemmeno pensarci su più di tanto.
Poco prima dell’inizio del campionato l’ex Real Madrid passava al Wolsburg per un affare totale, comprensivo di bonus presenze, da 22,5 milioni.
Una cessione che portava ossigeno alle casse della società, ma che contribuiva a rendere ancora più caldo l’ambiente, lasciandosi interpretare come segnale di ridimensionamento delle ambizioni del club (e del mister). (continua)

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