domenica 13 settembre 2020

Il mercato otc italiano: AIM Italia e il flop del MAC

Le penny stock italiane sono negoziate sul mercato AIM Italia, ma è possibile trovare azioni con valore nominale contenuto anche sul listino principale. Basti pensare, ad esempio, ai tanti bancari quotati sul MTA al di sotto di 2 euro, a Telecom Italia, Juventus FC, RCS Mediagroup, AS Roma etc.

L'AIM, Alternative Investment Market, è un mercato di scambi non regolamentato, regolato e gestito dalla London Stock Exchange (LSE) e per questo non sottoposto alla vigilanza dell’autorità di controllo

In fase di ammissione non è infatti richiesta la pubblicazione di un prospetto informativo e successivamente non è richiesta la pubblicazione dei resoconti trimestrali di gestione, ma solo il bilancio e la relazione dell'ultimo semestre.

AIM Italia è stato istituito per accogliere le PMI e segue la stessa impostazione del mercato Aim di Londra e di quello di Tokio.

La sua nascita ha sancito la fine del mercato Expandi, istituito nel 2006 per favorire la quotazione di aziende di minori dimensioni tramite procedure di quotazione meno onerose e complesse e che a sua volta aveva sostituito il Mercato Ristretto. 

L’Expandi, mai decollato per  l’assenza di agevolazioni fiscali e l'obbligo di tenere i bilanci sotto controllo, è stato assorbito dal MTA

La valutazione delle società che richiedono l’ammissione alla quotazione avviene ad opera del Nominate Adviser, Nomad, figura anch’essa adottata dal modello londinese, che avrà poi anche il compito di assisterle nel corso della loro permanenza sul mercato.

Il Nomad, una banca di norma, è responsabile nei confronti di Borsa Italiana anche per le procedure interne della società e per la fase successiva all'ammissione alla quotazione.

La società quotata, inoltre, dovrà tenere in via continuativa un operatore specialist, un'istituzione che la assista nel collocamento, produce ricerche periodiche e facilita l’incontro tra domanda e offerta sulle azioni quotate nella fase di mercato secondario.

Esso effettua, quindi, l’attività di market maker impegnandosi a sostenere la liquidità del titolo e ad esporre continuativamente proposte d’acquisto e di vendita sul mercato, per un quantitativo minimo giornaliero prefissato che garantisca l'operatività e la liquidità del titolo, a prezzi non molto distanti tra essi. 

Sono previsti, infine, obblighi di trasparenza delle operazioni societarie. 

A tal fine sono stabiliti specifici parametri e modalità di calcolo per identificare quelle rilevanti.

Con la quotazione sull’AIM le aziende godono, indubbiamente, di vantaggi quali la maggiore possibilità di accedere al credito, cosa purtroppo non facile dallo scoppio della crisi dei sub-prime in poi, e di raggiungere un elevato grado di visibilità all’interno e fuori dai confini nazionali.

Ma a quasi nove anni dalla sua istituzione l’AIM Italia è ben distante dalle dimensioni raggiunte dal pari mercato inglese. 

Un segnale delle grosse difficoltà che esso avrebbe riscontrato lo si aveva avuto già con il mancato decollo del mercato alternativo del capitale, MAC. Un mercato accorpato nel 2012 all’AIM che era riservato ad investitori professionali e che si fondava su requisiti d'accesso semplificati e sul ruolo fondamentale delle banche presenti sul territorio di riferimento dell'impresa che si quotava su di esso.

Il MAC consentiva l'incontro tra la domanda e l'offerta di capitali attraverso la concentrazione degli scambi, la determinazione di valori oggettivi delle imprese e l’adozione di regole condivise dai partecipanti ed era rivolto esclusivamente agli investitori professionali, reputati in grado di valorizzare i progetti di crescita a medio e lungo termine dell'impresa e valutare autonomamente il rischio d'impresa.

Il regolamento del MAC definiva modalità di esecuzione delle negoziazioni replicanti anche alcune di quelle osservate per i mercati OTC statunitensi.


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