domenica 5 agosto 2018

Debito pubblico: gli anni della ricostruzione e la crescita economica



Dopo la seconda guerra mondiale il ricorso al disavanzo di bilancio diventa ordinario.
Il Paese esce distrutto dal conflitto bellico.
L’instabilità economica la fa da padrona.
Il mercato interno è fermo, il sistema fiscale è antiquato e le uscite per i reduci e per i danni di guerra sono esorbitanti.

Il dato peggiore si registrò proprio nel 1946, con il deficit che sfondò i 900 miliardi di lire, dato più che dimezzato quattro anni dopo con le politiche di risanamento intraprese già nel 1948.
Notevole il contributo al miglioramento generale dei conti pubblici da parte del piano di aiuti economico-finanziari statunitense per la ricostruzione dell’Europa post-bellica voluto dal segretario di Stato del presidente Truman, già Capo di Stato maggiore dell'Esercito degli Stati Uniti durante la seconda Guerra Mondiale e principale consigliere militare del presidente Roosevelt, George Marshall.
Quello che passerà alla storia come Piano Marshall fu presentato per la prima volta dal segretario di Stato in un discorso all'Università Harvard al suo primo anno d’incarico e fu accettato solo dai paesi dell'Europa Occidentale, che contribuirono a redigerlo nei dettagli.

L’Italia conobbe una decisa crescita della sua economia, sostenuta comunque da un costante ricorso a condizioni di deficit di bilancio.

Gli strumenti adoperati dallo Stato per finanziarsi in questi anni di ricostruzione furono, principalmente:

- i certificati di debito pluriennali (BTp);

- i titoli ordinari (BoT);

- il conto corrente fruttifero con la Cassa Depositi e Prestiti.

Tra i tanti provvedimenti,si ricordano:

- il Prestito della ricostruzione 3,50%, decreto legge n. 262 del 1946, che avvia la rinascita del Paese con un saggio d’interesse minore rispetto a quello di mercato (circa il 6%) perché collegato a benefici di natura fiscale;

- la costituzione, con il decreto legge n. 8 del 1958, di un Fondo per l’acquisto sul mercato dei buoni poliennali del Tesoro in scadenza.
Guidato dagli alti funzionari del Ministero del Tesoro e dotato di 20 miliardi sin dalla costituzione e, poi, a salire di 10 miliardi ogni anno fino ad un massimo di 50 miliardi, l’operazione aveva il fine primario di alleggerire la tesoreria del grave onere legato alle oramai prossime scadenze dei BTP (la prima, importantissima, ad aprile dell’anno successivo al decreto).

La maggiore flessibilità nella gestione del debito complessivamente registratasi negli anni della ricostruzione post-bellica si tradusse in un’enorme crescita dello stesso, con il rilevante peso assunto dalla parte fluttuante e da quella redimibile .

Il boom economico di quegli anni, tuttavia, rese poco preoccupante l’impennata del debito sovrano: il rapporto debito/PIL, infatti, nel quindicennio 1946-1961 raggiunse quota 29%.

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