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Le ripercussioni della grande recessione sul mercato del credito al consumo hanno condizionato non poco le condizioni dell’offerta.
Queste sono peggiorate dal 2008, quando il rapporto tra contratti conclusi e domanda è passato dal 68 al 65%, per poi migliorare successivamente.
L’inasprimento delle condizioni ha riguardato principalmente le banche rispetto alle società finanziarie, ma nel 2013 il tasso di accoglimento delle domande da parte degli istituti bancari è ritornato ai livelli pre-crisi (2007), mentre quello delle società finanziarie (-4% dal 2007 al 2013) è rimasto comunque nettamente inferiore. Le società finanziarie, infatti, molto più esposte al rischio, anche per una più elevata quota di clientela giovane in portafoglio rispetto alle banche, sono state molto più rigide nella concessione del credito per l’intero periodo preso in considerazione, soprattutto verso alcune categorie di debitori (cittadini extra-comunitari e giovani, ad esempio) e per alcune tipologie di contratti di importo non basso. Il tasso di accettazione si è infatti ridotto tra il 4 e il 7% per le classi di richieste di ammontare compreso tra 1.000 e 15mila euro, con conseguente vistosa contrazione dell’offerta dei prestiti personali, caratterizzati da importi medi e rischiosità più elevata rispetto agli altri prodotti del comparto.
Banche e società finanziarie sono al contrario diventate più accomodanti nel concedere prestiti con una rata media mensile inferiore ai 100 euro, il cui tasso di accettazione nello stesso periodo è aumentato di oltre 10 punti percentuali, con conseguente accrescimento della sostenibilità del debito per fini di consumo e miglioramento degli indicatori di rischiosità dei prestiti.
La selettività, come anticipato, è rimasta molto elevata nei confronti della clientela più giovane: la quota di contratti accordati a questa classe di età è rimasta di oltre 10 punti inferiore a quella concessa alla clientela over 45 (59% delle richieste). In termini di erogazioni, tuttavia, la percentuale di credito al consumo erogato ai giovani è comunque aumentata di 3 punti, arrivando al 17% nel 2013, a scapito della quota relativa alla classe più anziana, che nello stesso anno pesava per circa il 30% delle erogazioni.
Il clima di profonda recessione di questi anni e le policy portate avanti da banche e intermediari finanziari hanno così arrecato fondamentali mutamenti delle caratteristiche dei contratti di credito al consumo.
Nel periodo analizzato la media dell’importo dei prestiti concessi ha continuato a ridursi fino a raggiungere un valore inferiore ai 6.000 euro, in calo del 22% sul 2007 (quando era pari a 7.400 euro).
L’importo dei finanziamenti, al contrario, è aumentato per le classi di clientela che pagano una rata mensile superiore ai 200 euro. Per coloro la cui rata mensile è superiore ai 500 euro, inoltre, l’importo medio dei finanziamento è addirittura aumentato del 25% circa, arrivando a sfiorare quota 30mila euro nel 2013. Per costoro, tuttavia, il numero di contratti stipulati si è dimezzato, rappresentando nel 2013 meno del 3% di quelli conclusi.
In linea con la tendenza al ribasso degli importi, anche la durata dei contratti stipulati è diventata più breve. La quota dei prestiti con scadenza inferiore ai 12 mesi è infatti cresciuta di 7 punti percentuali, mentre si è simmetricamente ridotta quella dei contratti con durata dai 37 ai 60 mesi.
Anche l’incidenza delle erogazioni con durata superiore ai 60 mesi è aumentata del 7%, raggiungendo quota 41%. In questa classe sono confluiti gran parte dei prestiti di importo medio-alto, per i quali gli intermediari finanziari hanno preferito allungare la durata della dilazione al fine di contenere la rata mensile.
L’andamento evidenziato si riflette anche nell’analisi dei prestiti per forma tecnica. Il calo dei contratti perfezionati ha riguardato tanto i prestiti finalizzati quanto i prestiti personali, ma per i secondi è stato molto più marcato (-27% rispetto al -16% fatto segnare dai prestiti finalizzati): l’importo, e il rischio, più elevato dei prestiti personali ha spinto gli intermediari ad essere più selettivi nella concessione del credito.
In termini di flussi, le dinamiche risultano del tutto diverse.
La riduzione degli importi medi ha riguardato esclusivamente i prestiti finalizzati (3.600 euro nel 2013, -35% sul 2007). Quasi la metà dei contratti di questo segmento nel 2013 aveva un importo inferiore ai mille euro (contro il 30% del 2007). L’importo medio dei prestiti personali (11mila euro), viceversa, è rimasto stabile, con la quota di erogazioni che è aumentata di circa 6 punti percentuali.
Tra questi ultimi si è registrato un aumento della quota di contratti con durata superiore ai 60 mesi (35% nel 2013), a fronte di una riduzione di quelli con durata da 37 a 60 mesi, in modo da facilitarne la sostenibilità.
La quota di prestiti personali con rate superiori ai 300 euro mensili si è ridotta di oltre 5 punti, mentre è aumentata di 8 punti la percentuale di contratti con una rata mensile inferiore ai 100 euro.
I prestiti finalizzati sono aumentati soltanto tra la clientela più giovane, arrivata al 22% nel 2013, +5% sul 2007, mentre si è ridotta la quota delle persone con oltre 56 anni.