Il social lending è un canale alternativo di credito che consente il prestito diretto tra privati, al di fuori dei canali bancari e finanziari.
È un sistema peer to peer che si basa sulla creazione di una comunità entro la quale i richiedenti un prestito e i prestatori-investitori interagiscono direttamente tra loro, senza intermediari, ottenendo condizioni vantaggiose per entrambi, vale a dire tassi bassi per colui che ottiene il prestito (previa valutazione e approvazione sulla base del “merito creditizio”) e interessi più alti per chi presta il denaro (i cui investimenti, per differenziare il rischio, sono frazionati su più operazioni).
I tassi correnti, all’interno della comunità, sono infatti determinati unicamente dall’incontro tra domanda ed offerta.
Il social lending, nato nel Regno Unito nel 2005 con Zopa, con l’esplosione della crisi è diventato in pochi anni un modello alternativo su larga scala.
Le piattaforme di social lending (oggi semplicemente P2P Lending) attive al mondo oggi sono almeno 40. Per operare in Italia occorre l’autorizzazione della Banca d’Italia, che provvede alla vigilanza dell’attività svolta a tutela degli utenti e del mercato creditizio in generale.
In Italia i volumi erogati dai prestiti P2P (23 milioni di euro quelli di Smartika fino a dicembre 2016) sono ancora molto contratti rispetto ad altri (in Gran Bretagna 715 milioni di sterline nel solo primo trimestre dello scorso anno e oltre 2,2 miliardi nel 2015), ma il mercato è in forte crescita (le autorizzazioni di Bankitalia sono andate a rilento in questi anni).
da: Il mondo del credito al consumo: Il mercato del credito e i principali strumenti di finanziamento destinati ai privati consumatori (Conoscere Vol. 4)
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