Quasi tre miliardi e mezzo di euro nelle casse
dello Stato e domanda di azioni arrivata a 3,35 volte l’offerta in generale e 3,6
quella destinata agli investitori istituzionali (1,134 miliardi di azioni
contro i 304 milioni riservati ad essi).
L’Ipo di Poste Italiane del 27 ottobre ha confermato il grande interesse degli
investitori esteri alle azioni della più grande infrastruttura in Italia.
Dei 190 fondi ammessi al mercato libero (a fronte di 380 richiedenti), il 94%
sono infatti stranieri, tanti, come i fondi sovrani cinesi China Investiment
Corporation e SAFE, il Kuwait Investment e i grandi fondi Usa Blackrock e
George Soros, decisamente intenzionati ad allargare la propria partecipazione
nel capitale dell’azienda.
La quotazione di Poste Italiane ha riguardato il 38,2% del
capitale societario, 453 milioni di azioni al prezzo di 6,75 euro l’una.
Il tetto alla partecipazione azionaria è stato fissato al 5%.
Quote importanti sono state destinate ai dipendenti delle Poste e ai piccoli
risparmiatori del retail con il chiaro intento di favorire la formazione di un’area
di azionariato popolare.
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